martedì 2 febbraio 2010

Di vampiri e di altri mostri cool

In un periodo in cui non c’è niente di più cool del Vampiro Vegetariano, meglio se innamorato, propongo una serie di recensioni sul tema. Sì perché cosa c’è di più romantiko di questo cacciatore di anime? E allora come si fa a non farsi sedurre dal primo, il più affascinante?
Dracula, di Bram Stoker, è il romanzo capostipite di questo genere, il padre e l’ispiratore di tutta la letteratura basata sulla, ormai mitica, figura del vampiro. Pubblicato nel 1897, sembrerebbe avere accumulato un bel po’ di polvere in tutti questi anni, in realtà, come capita solo ai capolavori, non si tratta di una lettura impegnativa. Al contrario è avvincente, appassionante, a tratti terrificante ancora oggi nel 2010.
Il racconto del vampiro immortale e bevitore di sangue umano è così ben sostenuto dalla ricerca storica, archivistica, letteraria e mitologica di Stoker, davvero un uomo sui generis per i suoi tempi, che Dracula si presta alla perfezione per diventare portavoce della letteratura vampiresca.
Un romanzo di oltre 300 pagine in cui non c’è un narratore unico; tutto ciò che succede lo apprendiamo direttamente dai diari dei protagonisti, da articoli e da resoconti allucinanti da terre lontane.
Il diario di Jonathan Harker, l’impiegato che per primo si trova a contatto con il non morto è, a mio avviso, il più interessante. Il giovane Jonathan è un promettente avvocato londinese che si reca in Transilvania per conto di un’agenzia immobiliare. Infatti è intenzione del Conte acquistare delle proprietà immobiliari a Londra, potete scommettere che mai un proposito tanto innocuo all’apparenza si è dimostrato aberrante quanto nelle pagine di questo romanzo.
Vi invito a leggerlo! E magari a scambiarci qualche opinione…

Se non siete convinti che un classico possa ancora spaventare leggete qua:

“La finestra alla quale ero affacciato era alta e profonda, con gli stipiti di pietra, ancora integra, pur se consunta dalle intemperie; ma ormai da lungo tempo mancava il vetro. Mi sono ritirato, nascondendomi dietro lo stipite, e ho guardato fuori, con attenzione.
Ho visto allora la testa del Conte sporgere dalla finestra. Non vedevo il viso, ma sapevo che era lui dal collo e dal movimento del dorso e delle braccia. Ad ogni modo, non potevo certo sbagliarmi: erano proprio le sue mani, avevo avuto modo di studiarle a lungo. Dapprima ero incuriosito, quasi divertito; è strano come un fatto anche minimo possa incuriosire un uomo, quando è prigioniero. Ma i miei sentimenti si sono mutati in repulsione e terrore quando ho visto tutto il corpo emergere lentamente dalla finestra e cominciare a strisciare lungo il muro del castello, sospeso su quell’orrido, a faccia in giù, col mantello che si apriva tutto intorno a lui a formare grandi ali.
Dapprima non credevo ai miei occhi. Ho pensato che fosse uno strano effetto della luce lunare, o dell'ombra. Ma ho continuato a guardare, e non poteva essere un'illusione. Ho visto le dita delle mani e dei piedi avvinghiasi agli angoli delle pietre, denudati della malta dal logorio degli anni, e sfruttando ogni sporgenza e sconnessura muoversi verso il basso a notevole velocità, proprio come una lucertola su un muro. ”

B. STOKER, Dracula, p. 29.

Continua…

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