venerdì 26 febbraio 2010

Inprevisti d'ufficio (III capitolo)

Proprio accanto alla fotocopiatrice, nel punto in cui volente o nolente mi cascava con insistenza l’occhio, c’era un enorme ragno nero. Un aracnide furbo, posizionato nell’unico angolo fresco dell’ufficio, bello pasciuto e rilassato sopra un batuffolo di polvere che costituiva l’ingresso alla sua tana. Quel ragno era diventato la mia nemesi, stare vis à vis con lui mi consentiva di godere dello sbuffo d’aria fresca del condizionatore, questo però non poteva avvenire senza fare i conti con l’aracnofobia che ormai era parte integrante della mia anima. Strano come la sensazione di essere osservata possa venire anche da quel coso nero e peloso.
Un giorno mentre premevo per la miliardesima volta in un’ora il pulsante verde della fotocopiatrice lui si mosse. Balzai all’indietro, mi ritrassi in un angolo fra la porta del bagno e il frigorifero. Inciampai in una matassa di fili elettrici e per salvarmi mi slanciai verso l’uscita del corridoio. Nell’ufficio della Oro Glass si seminò il panico. La furia cieca più sfrenata si impossessò di Rebecca, alias Vecchia Ciabatta. Con il sedere appoggiato allo strato di polvere del pavimento la guardavo perdere ogni barlume di ragione e saltare sulla sedia.
-Sei sicura che non ci sia più nel buco? Magari è solo rientrato…
Squittì Cristina, mentre frapponeva fra se e il corridoio due metri di spazio sicuro.
-Si è mosso, è venuto verso di me e adesso non c’è più…
L’equilibrio era definitivamente rotto, Chimera e Bellerofonte stavano per scontrarsi.
In quel momento di pathos varcò la soglia dell’ufficio Walter, splendido come sempre.
-Ehi ragazze! Cosa succede?
Rebecca gonfiò il petto orgogliosa dell’appellativo “ragazza”, senza accorgersi che nel suo caso le sarebbe calzato almeno 40 anni prima.
-Meno male che è arrivato un uomo!- Strillò Cristina –Beh, escluso il capo che è in riunione…
“Escluso il capo in generale” pensai.
-Il ragno si è mosso e… ci ha aggredite!
Incredibile. Condividevo la mia repulsione per i ragni con esseri viventi della risma delle mie colleghe. Appunto mentale: “Farsi passare l’aracnofobia a costo di andare a quello stupido programma Tv dei Record ad accarezzarli.”
-Calma. Ci penso io.- Walter sorrise mettendo in evidenza le fossette sul mento, le colleghe isteriche si rilassarono.
Da un primo controllo emerse che Chimera aveva effettivamente abbandonato la sua postazione. Dove avesse decise di acquattarsi, rimase un mistero per tutto il resto della mattinata. Walter alzò il frigo, spostò la fotocopiatrice, si accovacciò in 110 posizioni da calendario senza ottenere alcun risultato.
Quando si diede per vinto le mie colleghe erano talmente appagate dalla visione dei tre centimetri scoperti della sua bassa schiena che del ragno avevano solo un vago e nebuloso ricordo.
Quello scompiglio finì con un coro unanime di complimenti all’eroe del giorni Walter – Bellerofonte, più bello di un dio greco, meno efficace di un insetticida.
La rivincita di Chimera era solo all'inizio...
Continua...

lunedì 22 febbraio 2010

Trailer @mare

@MARE
pp. 231
ISBN 978-88-96375-00-6
Pubblicato da Edizioni Tipografia Moderna – Asiago
www.francescacani.it

Sfogliando @mare...
...Ci saranno momenti in cui crederai di aver imboccato un vicolo cieco, ed altri in cui ti sembrerà di ritornare sui tuoi passi, ma credimi l’importante è non fermarsi...


...Il fumo denso del bosco che bruciava li avvolgeva e l’oscurità di una notte senza luna non favoriva il sopralluogo. Valutò il suono di un singolo colpo di mortaio isolandolo mentalmente dalle altre esplosioni. Distinse il sibilo dal boato che seguiva lo schianto al suolo. Stimò che con quei tempi di gittata chi sparava era fuori tiro per il suo gruppo armato solo di artiglieria leggera...


...«Cosa darei per sapere se è vivo… se sta bene…» Non riuscii a continuare. Quello che volevo dire mi urlava dentro, ma non ce la facevo ad esprimerlo con parole: sarei stata felice di saperlo vivo anche se lontano, anche se non più innamorato di me. Mi bastava avere la certezza che da qualche parte lui respirava ancora e il suo cuore batteva, il mio avrebbe continuato a palpitare di riflesso...


...Dinnanzi a lui solo discese nella lunga strada che porta alla felicità, sapeva che non poteva essere tutto reale, prima o poi sarebbe incappato in una salita, ma l’avrebbe affrontata. Niente scorciatoie...


...L’idea di avere un avversario alla sua altezza risvegliò in lui qualcosa di primitivo. I suoi occhi nocciola sfavillavano di riflessi color del fuoco mentre cercava di individuare l’ufficiale, l’unico che mancava al suo macabro appello. Non fece in tempo a voltarsi che una pallottola lo colpì di striscio ad una spalla lasciandolo senza fiato...


...Adam ascoltava il cuore di lei palpitare accanto al suo e pensava a quanti misteri potesse contenere il corpo esile che stringeva in quei brevi momenti di perfezione...


...Sapere che i suoi occhi mi seguivano mi rendeva nervosa come non mi ero mai sentita. C’era qualcosa nel suo sguardo… mi fissava con l’insistenza e la sottile malizia con cui un uomo guarda una donna, per me era decisamente una novità...


...Con il volto chino sul mio mi studiò fissandomi per lunghi istanti negli occhi, c’era qualcosa di nostalgico e di estremamente vivo nel suo bacio. La promessa di una felicità difficile da raggiungere ma più grandiosa di quanto potessi anche solo immaginare...


...Fu un secondo: gli sguardi, il riconoscimento, sottili trame di percezioni e tutto cambiò in un batter d’occhi. Un pugno che bussava alla porta d’ingresso, un rumore sordo che allontanò tutti dal piacevole convivio e proiettò una dozzina di occhi verso il corridoio...


...Si concentrò al massimo ricacciando tutte le emozioni, mentre il mondo si faceva insolitamente silenzioso intorno a lui. Stringeva il fucile con un tale impeto che le nocche delle mani gli erano diventate bianche...

giovedì 18 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

L'ospite di Stephenie Meyer

Commento: Cosa ci rende esseri umani? E' semplicemente l'aspetto esteriore? Bastano due braccia, due gambe e poco più? Se lo chiede la Meyer e ce lo chiediamo tutti leggendo il suo romanzo. Il fraseggio leggero, i dialoghi semplici e accattivanti tengono il lettore coinvolto. Il ritmo ha solo un breve momento di stanca verso la metà del romanzo, poi però si riprende alla grande verso un finale (non proprio originale) ma incalzante. Leggendo i déjà vue sono quasi in ogni pagina e, lo devo dire, a volte i personaggi non sono proprio credibili... Prendiamo Ian, stupendo, ma è vero che un maschio adulto della specie umana comporterebbe come lui? Mah...
La sintesi del dilemma è il personaggio dell'aliena Viandante, alias Wanda, che grazie al suo carattere assolutamente eccezionale risulta più umana dei terrestri e molto più perfetta della specie aliena a cui appartiene. Wanda è così pura e aperta di vedute che la sua reale essenza supera le differenze e gli odi fra specie diverse e naturalmente in competizione. Ma con tutto questo senso dell'altruismo non sembra anche a voi un doppione di Bella Swan?
Consigliato soprattutto a coloro che non riescono più a fare a meno di Twilight!



Trama: L'ospite è la storia di Viandante, detta Wanda, una creatura aliena che, come tutti gli esemplari della sua specie, vive all’interno di un corpo ospite. Gli alieni sono anime, filamenti grigi che si innestano nel cervello delle persone e ne soffocano la personalità fino a diventare i nuovi padroni del corpo umano. Viandante è una parassita a tutti gli effetti, solo che Melanie l’umana che la ospita non è stata del tutto cancellata dalla sua personalità aliena. Melanie parla nella testa di Viandante, interferisce con le sue azioni e condiziona le sue emozioni.
L’amore che Melanie prova per quel che rimane della sua famiglia è così forte che anche l’anima dell’aliena che è dentro di lei non può che soccombere. Così dopo un inizio burrascoso, quando a controllare un corpo ci si mettono due volontà distinte in effetti non deve essere facile, Viandante e Melanie decidono di collaborare. Dal momento in cui Viandante decide di ascoltare la voce di Mel inizia il suo viaggio alla ricerca della famiglia umana che appartiene ai ricordi della persona di cui ha preso il posto. L’amore per il fidanzato Jared e la nostalgia del fratello, Jemie, la attirano verso un luogo inospitale, verso il deserto. Ad attenderla c’è l’ultimo avamposto di umani ribelli, gli unici che siano sopravvissuti all’invasione delle Anime.
All’inizio non si può che tifare per Melanie, lontana dall’amore della sua vita, quasi cancellata dalla prepotenza di un’aliena che le vive dentro, poi però si conosce meglio Viandante, si inizia a chiamarla Wanda e ci si innamora del suo personaggio. Wanda è dolce, comprensiva e così profondamente buona e capace di compassione che, essere un’aliena, per lei diventa un valore aggiunto. Il viaggio di Wanda diventa la sua educazione sentimentale, una scoperta di sentimenti nuovi e indipendenti dalla personalità di Mel.

L'autrice: Stephenie Meyer nasce ad Hartford in Conneticut nel 1973 da Steve e Candy Morgan. Ha una famiglia molto numerosa: due sorelle, Emily e Heidi e tre fratelli Jacob, Paul e Seth. All'età di quattro anni si trasferisce a Phoenix, in Arizona. Stephenie, di religione mormone, frequenta la Brigham Young University a Provo, nello Utah, dove ottiene una laurea in letteratura inglese. Incontra lì il marito Christian, soprannominato Pancho, in Arizona e si sposa nel 1994. Ora vivono insieme ai tre figli, Gabe, Seth ed Eli.
Nel 2008 Stephenie Meyer pubblica L'ospite (The Host in lingua originale) il suo primo romanzo completo a non avere per protagonisti i personaggi della saga di Twilight. Il libro, che ha esordito al n°1 nella classifica dei best sellers stilata dal New York Time ed è rimasta in tale lista per 26 settimane, narra le avventure di Wanda, un'anima inserita all'interno del corpo mortale di Melanie da una razza aliena che mira a possedere completamente la razza umana in modo da cessarne l'indole ostile e bellicosa. È stato già annunciato dalla scrittrice che il sequel, già quasi terminato, si intitolerà The Soul, mentre un eventuale terzo libro ancora da scrivere potrebbe intitolarsi The Seeker.


lunedì 15 febbraio 2010

Casting per @mare

Capita anche a voi di leggere un libro e farvi subito un casting mentale dei protagonisti? Scegliete volti, spesso dalla memoria cinematografica, e li appiccicate ai personaggi? Io lo faccio sempre, a maggior ragione quando scrivo, forse perchè devo vedere i personaggi per farli diventare persone. Così ho pensato di creare una carta d'identità per i personaggi di @mare. Iniziamo con i 4 protagonisti!

Soifia Gorelli
17 anni nel 1943
Italiana
“Una mano vellutata gli accarezzò le labbra, Francesco respirava l’aria calda di un pomeriggio assolato. Aprì le palpebre, sopra di lui una cascata di capelli neri incorniciavano il bel volto dalle labbra color pesca e dagli occhi profondi, azzurri come il mare. Intorno a loro l’erba alta e le spighe mature frusciavano in un’unica danza trascinate da una leggera brezza.”
Interpretata da Anna Cappelini (danzatrice sul ghiaccio della nazionale italiana).

Francesco Longhi
23 anni nel 1943
Italiano
Partigiano
“…fu il secondo ad attirare la mia attenzione; più alto di una spanna rispetto al suo compagno, con gli occhi nocciola profondi ed insistenti non smetteva di guardarmi fintanto che se ne stava in disparte dispensando al massimo qualche cenno. I capelli neri lucidi e corti, la barba appena accennata incorniciava come un’ombra il sorriso malinconico e assolutamente mozzafiato.”
Interpretato da Adam Levine (cantante dei Maroon 5) .

Lisa Gorelli
Nipote di Sofia e Francesco Longhi
30 anni (nel 2003)
Italiana
Giornalista
“I capelli neri di Lisa, lunghi fino alle spalle, incorniciavano un viso ben proporzionato dagli zigomi evidenti che conferivano un piglio sofisticato alla bellezza acqua e sapone. La pelle condida, il naso sottile, le labbra naturalmente rosee arricciate in un’espressione da bambina impertinente e le guance leggermente arrossate per il caldo intenso.”
Interpretata da Eva Green (attrice)
.

Adam Bennet
35 anni nel 2003
Irlandese
Fotografo free lance
"Adam era spossato più che arrabbiato. I capelli color ambra avevano assunto pieghe insolite a causa delle poche ore di sonno. Gli occhi blu e la pelle rosea del viso erano visibilmente affaticati. Le labbra sottili tirate e quasi nascoste dalla barba fulva."
Interpretato da Brad Beyer (attore americano visto nella serie tv Jericho).

lunedì 8 febbraio 2010

Avatar VS Un amore all'improvviso

Per inaugurare la rubrica Cinema vi propongo il mio parere su due film accomunati solo dal sapore fantascientifico della loro storia. Il primo è Avatar di James Cameron, super blockbuster da competizione, il secondo è Un amore all’improvviso del registra Robert Schwentke. Se amate le storie appassionanti e originali di sicuro fa per voi Un amore all’improvviso. Se siete in vena di rassicurazioni consiglio Avatar, la storia futuribile e a lieto fine di John Smith e Pocahontas.
La somiglianza di Avatar con la storia celeberrima di Pocahontas è imbarazzante: lei è la figlia del capo tribù fidanzata con il guerriero più forte, lui un forestiero imbranato venuto da un mondo lontanissimo. La bella indigena riceve il compito di accogliere e istruiore il conquistatore, ma ben presto dovrà fare i conti con la cupidigia che contraddistingue il popolo di lui.
D’accordo che non si va a vedere un film in 3D per essere catturati dalla sceneggiatura però, sinceramente, considerando gli investimenti (e i precedenti di Cameron, regista di Titanic), pensavo ci fosse un po’ di spazio anche per la storia… Devo ammetere che è affascinate l’idea di esplorare in prima persona un nuovo mondo, ma dopo un paio d’ore anche lo stupore iniziale va scemando. La filosofia della connessione-comunione globale degli esseri viventi è carina, ma nulla più.
Invece ho trovato emozionante, anzi entusiasmante, Un amore all’improvviso con Eric Bana e Rachel McAdams, strabilianti nei ruoli di Clare e Hanry i due protagonisti. Hanry è affetto da una strana anomalia genetica che gli permette di viaggiare nel tempo. Improvvisamente, inaspettatamente viene proiettato nel suo passato o nel futuro, a vivere un avvenimento che è stato e sarà fondamentale per la sua esistenza. Il suo dono, non privo di una serie effetti collaterali (quali l’apparire nudo e disorientato sempre in luoghi diversi e sconosciuti), lo porta a conoscere Calre, la persona che amerà tutta la vita, quando lei ha solo sei anni. Dal momento del loro primo incontro il legame fra Clare e Hanry è così forte che entrambi non riescono più a fare a meno l'una dell'altro. L’unico ostacolo al coronamento del loro grande amore? Il tempo.





P.S. Un amore all'improvviso è tratto dal romanzo La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger. Attenzione: Un amore all’improvviso lo trovate a noleggio, non al cinema!

Il suono del ghiaccio ULTIMO CAPITOLO

VI. L’equilibrio dei sensi
Il giorno dell'esibizione Lisa scende in pista con un costume azzurro sfavillante di strass, ha i capelli raccolti e un sorriso sicuro stampato in viso. Per tre minuti al mondo non ci sarà altro che il ghiaccio sotto le sue lame e tutto intorno a lei la musica che Maxim ha composto.
Si sente sicura, non ha la percezione della gente sugli spalti, ha ricevuto gli incoraggiamenti dell’allenatrice e del ragazzo, non le importa nient’altro. Ed è così che il pattinaggio diventa veramente un’arte, quando la mente, lo spirito e il corpo sono ugualmente leggiadri sopra quella superficie così fredda e dura che è il ghiaccio, ma che in momenti come questo diventa l’elemento naturale dell’atleta. Lisa salta, piroetta, esegue figure complicate ma sembra stia semplicemente respirando, non c’è niente di più semplice al mondo in questo momento per lei. I suoi movimenti sottolineano i passaggi della musica, trasmettono gratitudine infinita per l’incontro con Maxim. Quando è il momento del Lutz ad agitarsi nello stomaco è una sensazione strana che questa volta non le evoca la caduta, ma il sorriso di Maxim che la incoraggia, il pensiero di ripetere l’esercizio solo per lui affinché possa ascoltare meglio la musica delle sue lame.
Quando Lisa finisce il pubblico, composto per la maggior parte dai genitori degli atleti, la applaude vigorosamente. Le amiche dagli spalti gridano commosse, ora è chiaro anche a loro quale infinita bellezza la tenesse lontana dalle frivolezze del centro commerciale. Amanda non può fare a meno di farsi sfuggire una lacrima mentre getta sul ghiaccio un pupazzo che ha portato in omaggio a Lisa.
Lisa si inchina, saluta tutti e si avvicina alla balaustra.
-Sei stata grandiosa mi pare!
Le dice Maxim accennando all’ovazione del pubblico.
-Perché non mi hai sentita?
Lisa scherza, è euforica. Lo abbraccia con trasporto.
-Ti sento sempre.
Dagli spalti Amanda, Anna e Cristina si scambiano gomitate complici.


FINE.

domenica 7 febbraio 2010

Il suono del ghiaccio (parte VI)

V. Allenarsi a sentire
-Lisa! Ehi, Lisa!
Lisa si volta verso le compagne di scuola che all’uscita dall’istituto si sbracciano per catturare la sua attenzione. Ha fretta, non vorrebbe fermarsi ma sa di averle trascurate anche troppo negli ultimi mesi.
-Cosa c’è ragazze?
Le amiche le si avvicinano correndo e spingendosi allegre, vogliono la sua attenzione ma Lisa si guarda intorno ansiosa, sembra stia cercando qualcuno.
-Oggi devi venire con noi, Anna, Cristina ed io andiamo al nuovo centro commerciale. C’è l’inaugurazione! Non puoi mancare!
Amanda la sua migliore amica la guarda alzando un sopracciglio.
-Quella è la faccia da “non posso, ho l’allenamento”, vero?
Lisa è sinceramente dispiaciuta.
-Esatto, mi dispiace.
-Ma non è che l’allenatore è un uomo? Perché sei parecchio presa da questi “allenamenti”!
Le altre ridono e sfogliano un volantino del nuovo centro commerciale emettendo gridolini ogni volta che un capo di abbigliamento cattura la loro attenzione.
-Beh, non sai cosa ti perdi.
Amanda le bacia una guancia e la lascia andare, la testa di Lisa è altrove, ma non può fare a meno di ricordare a quanti pomeriggi come quello ha dovuto dire di no in vita sua. Decine, centinaia. E poi alle cene, ai compleanni che non ha potuto festeggiare e un po’ si sente in balia di uno sport tiranno che le nega quei semplici piaceri.
Quando arriva alla macchina mette lo zaino con i libri nel baule e appoggia sul sedile accanto a sé la borsa con i pattini. Mentre guida verso il pala-ghiaccio vorrebbe solo che quei sacrifici fossero ricompensati. Vorrebbe non avere paura di una semplice esibizione, ma il cuore le martella veloce nel petto.
Ad aspettarla davanti alla porta del pala-ghiaccio c’è Maxim con un sorriso fiducioso, accanto a lui Katia. Da questo momento inizia una sessione di allenamento speciale tutta per lei. Un po’ all’inizio è imbarazzata perché Katia la guarda e non le sfugge mai niente, ma Maxim la ascolta e sembra capire ancora di più. Percepisce le esitazioni, ha una sua teoria su tutto.

-Quindi tu la ascolti la musica!
Maxim ha un lettore mp3 in mano e Lisa scherza avvicinandosi. Lui per il momento le sta facendo provare l’intero programma senza musica, le dice di sentirla dentro l’armonia.
-Questa è per te.
Le porge l’auricolare imbarazzato e subito si affretta a specificare che quanto sentirà è solo una prova, che se non le piace cambieranno il pezzo insieme, ma quando Lisa preme play capisce subito che quella è la sua musica.
Maxim era partito dalla melodia di The mission per comporre un tema che fosse tutto suo e trasmettesse le emozioni del pezzo originale. Lisa rimase senza parole durante tutto l’ascolto.
-Non ci posso credere! E’ perfetta! Dove l’hai trovata?
La ragazza emozionata apre il varco nella balaustra e stampa un bacio sulla guancia di Maxim.
-Beh, non è che l’ho proprio trovata io… Il tema di base è quello di una colonna sonora di Ennio Morricone, poi…
-Troppo modesto, come al solito. Sono settimane che ci lavora.
Katia si intromette soddisfatta del lavoro del fratello.
-Tu suoni il piano?
Gli occhi di Lisa brillano.
-Divinamente…
La sorella passa un braccio intorno alle spalle di Maxim e quasi si deve appendere tanto è più alto di lei.
Continua...
Appuntamento a domani per l'ultima parte!

venerdì 5 febbraio 2010

Il sangue di Bella

Isabella Swan è la diciassettenne che siamo state quasi tutte, studiosa, ben educata, un po’ goffa, assolutamente disarmante. Lei è la ragazza della porta accanto, la sorella, l’amica, la compagna di scuola, quella che uno come Edward nella realtà non guarderebbe nemmeno se fosse l’unica femmina del liceo. Ma… C’è un particolare che attrae il vampiro in modo incontrollabile. Il sangue di Bella, il suo profumo, l’aroma che è sinonimo di morte e nello stesso tempo di vita eterna.
Bella è Giulietta e il Santo Graal insieme, l’oggetto amato e la possibilità di purificazione. Con lei Edward si deve trattenere dal bere, non solo perché sarebbe eticamente sbagliato, ma soprattutto perché non può immaginare un mondo in cui lei non esista. In effetti, Bella gli dà la possibilità che conferisce all’uomo, più che al vampiro, la vera immortalità: una figlia, la piccola Reneesme.
Così il vampiro innamorato vuole semplicemente un figlio, una vita famigliare, una casetta nel bosco. Niente di più scontato e di più accattivante, prevedibile e al tempo stesso ancorato agli istinti più profondi di ognuno di noi. Per questo Bella mi piace, perchè è semplice e vera. Insomma al suo posto avrei fatto le stesse scelte, sono come lei, una ragazza d'altri tempi che, trova un amore e non lo scarta dopo un mese o un anno perchè è difficile stare insieme.
Credo sia convincente anche Bella del film, Kristen Stewart, soprattutto quando l’ho vista più umana e disperata in New Moon. I libri sono praticamente sceneggiature già pronte e i film sono fedeli nei caratteri essenziali, con un po’ di dinamismo in più che non guasta quanto si va al cinema. Unico neo, ho fatto fatica ad abituarmi alle “cofanate” dei Cullen, insomma a nessuno di voi è saltata in mente la domanda: ma da che parrucchiere vanno questi?
Superato l’imbarazzo iniziale devo dire che mi sono divertit! Uscirò mai dalla fase teen? Forse no, forse è proprio vedere l’amore con gli occhi di un adolescente che mi rende romantika! ;)
Possibility scene :

La scena di New Moon che mi è piaciuta di più è quella che racconta le pagine bianche del libro. Straordinaria.
Continua?

giovedì 4 febbraio 2010

L’anima del Vampiro

Se il succhia sangue per eccellenza, Dracula, non ha ripensamenti sulla sua dieta, al contrario è “moderno” affezionarsi a vampiri con crisi di coscienza. Edward Cullen, protagonista della celeberrima saga di Twiligh, insieme alla sua famiglia di vampiri rientra fra coloro che possiamo definire i vegetariani. I Cullen sono i vampiri della nuova generazione. Consapevoli di aver perduto l’anima nella trasformazione, non vogliono in alcun modo infliggere la loro sorte agli esseri umani, quindi si cibano solo del sangue degli animali.
Per la nuova generazione di Vampiri non è sufficiente l’immortalità, la forza smisurata, la possibilità di vincere la gravità e di non sottostare a nessuna delle leggi fisiche. Per essere davvero cool bisogna andare contro, e allora perché non cercare uno scopo nella propria non vita?
Così Edward ama sconsideratamente Bella e non gli importa che questo sia un paradosso, lei è la sua ragione di vita, la sua seconda possibilità per avere un’anima. E questo, oltre al bel faccino di Robert Pattison, ci ha incantate tutte, ma c’erano i segnali della sua scelta già da tanto tempo!
L’idea dell’anima del vampiro, tema caldo di Twilight di Stephenie Meyer, era già nell’aria almeno dal 1992. Anno in cui uscì Bram Stoker’s Dracula il film del regista Francis Ford Coppola. Il film è molto bello, tuttavia rispetto al romanzo si prende delle licenze poetiche e colma le aspettative del pubblico contemporaneo sulle motivazioni profonde del Non morto. La pellicola ci presenta, per la prima volta un Dracula innamorato che ha perduto la propria anima, e stretto un patto col diavolo, a causa della morte della propria amata, Elisabeta. Qui entra in ballo l’anima e a oggi la sua scelta crea più fans del terrore naturale che dovrebbe suscitare una creatura che si ciba di sangue umano.
Qui nasce il bel Edward, il suo fascino che è un tutt’uno col suo tormento.

Continua…

Il suono del ghiaccio (V parte)

IV. Per mano
-Se vai avanti così ti iscrivo alle prossime Olimpiadi!
Scherza Lisa accostandogli alla mano una bottiglietta di acqua con sali minerali.
-Oh no, l’atleta sei tu Lisa, io mi limito a seguire le tue gesta.
-Ti ho visto sai, durante gli allenamenti. Tu ci sei sempre, e ho notato che te ne vai presto, prima che entrino in pista gli altri.
Il viso di Lisa si è fatto serio, è da un po’ che vuole chiedere la ragione di un comportamento tanto strano.
-Vengo per ascoltare te. Adesso non ti montare la testa ma credo tu sia la migliore.
Le sussurra il ragazzo all’orecchio.
-So che la mia opinione vale quello che vale perché ovviamente non ti ho mai vista, ma ti ho sentita. Ho ascoltato il suono che fai quando balli sul ghiaccio e nessuno mi emoziona quanto te.
Lisa è senza parole, lo guarda e si maledice per non avere capacità di reazione. In quel momento la porta dello spogliatoio si apre di colpo e si riversa all’interno tutto il rumoroso seguito degli allievi di Katia.

-Come è andata?
Katia si avvicina al fratello posandogli una mano sulla spalla. Lui è seduto al pianoforte e da ore ripete un passaggio dell’arrangiamento che sta componendo. I tasti si abbassano fluidi sotto la pressione delle sue dita lunghe e pallide. Le note gocciolano come l’acqua e rimbalzano come palline di gomma.
-Grandioso! Non ho mai avuto un male alle gambe lontanamente paragonabile a questo.
Alza di pochi centimetri una gamba e una smorfia di dolore compare sul suo viso. La sorella sorride.
-E’ normale, pattinando hai usato muscoli che in genere non usi. Però non è a questo che mi riferisco.
-Lisa è fantastica.
Trilla una melodia usando solo le note alte del piano, gli fanno pensare al brio della ragazza.
-Ci vediamo anche oggi.
-Dovresti farle sentire la musica che stai componendo per lei.
-Per quella è ancora presto.
Katia ammira la sicurezza ostentata dal fratello, vorrebbe averne lei la metà. Era la determinazione dettata da anni di speranze inutili, dalle operazioni che aveva subito senza successo, dalla consapevolezza che vedere non è cosa che dipenda dalle sue forze, ma tutto il resto sì.

Continua...

martedì 2 febbraio 2010

Di vampiri e di altri mostri cool

In un periodo in cui non c’è niente di più cool del Vampiro Vegetariano, meglio se innamorato, propongo una serie di recensioni sul tema. Sì perché cosa c’è di più romantiko di questo cacciatore di anime? E allora come si fa a non farsi sedurre dal primo, il più affascinante?
Dracula, di Bram Stoker, è il romanzo capostipite di questo genere, il padre e l’ispiratore di tutta la letteratura basata sulla, ormai mitica, figura del vampiro. Pubblicato nel 1897, sembrerebbe avere accumulato un bel po’ di polvere in tutti questi anni, in realtà, come capita solo ai capolavori, non si tratta di una lettura impegnativa. Al contrario è avvincente, appassionante, a tratti terrificante ancora oggi nel 2010.
Il racconto del vampiro immortale e bevitore di sangue umano è così ben sostenuto dalla ricerca storica, archivistica, letteraria e mitologica di Stoker, davvero un uomo sui generis per i suoi tempi, che Dracula si presta alla perfezione per diventare portavoce della letteratura vampiresca.
Un romanzo di oltre 300 pagine in cui non c’è un narratore unico; tutto ciò che succede lo apprendiamo direttamente dai diari dei protagonisti, da articoli e da resoconti allucinanti da terre lontane.
Il diario di Jonathan Harker, l’impiegato che per primo si trova a contatto con il non morto è, a mio avviso, il più interessante. Il giovane Jonathan è un promettente avvocato londinese che si reca in Transilvania per conto di un’agenzia immobiliare. Infatti è intenzione del Conte acquistare delle proprietà immobiliari a Londra, potete scommettere che mai un proposito tanto innocuo all’apparenza si è dimostrato aberrante quanto nelle pagine di questo romanzo.
Vi invito a leggerlo! E magari a scambiarci qualche opinione…

Se non siete convinti che un classico possa ancora spaventare leggete qua:

“La finestra alla quale ero affacciato era alta e profonda, con gli stipiti di pietra, ancora integra, pur se consunta dalle intemperie; ma ormai da lungo tempo mancava il vetro. Mi sono ritirato, nascondendomi dietro lo stipite, e ho guardato fuori, con attenzione.
Ho visto allora la testa del Conte sporgere dalla finestra. Non vedevo il viso, ma sapevo che era lui dal collo e dal movimento del dorso e delle braccia. Ad ogni modo, non potevo certo sbagliarmi: erano proprio le sue mani, avevo avuto modo di studiarle a lungo. Dapprima ero incuriosito, quasi divertito; è strano come un fatto anche minimo possa incuriosire un uomo, quando è prigioniero. Ma i miei sentimenti si sono mutati in repulsione e terrore quando ho visto tutto il corpo emergere lentamente dalla finestra e cominciare a strisciare lungo il muro del castello, sospeso su quell’orrido, a faccia in giù, col mantello che si apriva tutto intorno a lui a formare grandi ali.
Dapprima non credevo ai miei occhi. Ho pensato che fosse uno strano effetto della luce lunare, o dell'ombra. Ma ho continuato a guardare, e non poteva essere un'illusione. Ho visto le dita delle mani e dei piedi avvinghiasi agli angoli delle pietre, denudati della malta dal logorio degli anni, e sfruttando ogni sporgenza e sconnessura muoversi verso il basso a notevole velocità, proprio come una lucertola su un muro. ”

B. STOKER, Dracula, p. 29.

Continua…

lunedì 1 febbraio 2010

Il suono del ghiaccio (IV parte)

III. Pattinare con i suoi occhi

Il giorno dopo, Lisa arriva allo stadio del ghiaccio e nota subito l’assenza dell’auto di Katia, vede che mancano anche le auto delle altre atlete. Lì per lì pensa di aver sbagliato orario e sta per tornarsene a casa, magari a studiare per gli esami di maturità, visto che ultimamente quel traguardo della sua vita è passato in secondo piano. Poi alza le spalle con gesto liberatorio e decide di seguire il richiamo del ghiaccio. Con lo stadio così deserto può concentrarsi solo su se stessa e lasciarsi andare come non fa più da tempo.
Con un sorriso radioso sulle labbra va ad allacciarsi i pattini e dopo poco sale in pista euforica scivolando più veloce del solito, più leggera. Dalla bocca escono nuvolette di vapore che si condensano subito nel freddo umido dello stadio. Non avrebbe fatto caso a Maxim se non avesse notato quel ragazzo con gli occhiali da sole più di una volta nelle ultime settimane. Quel pomeriggio nel deserto del palazzetto lo vede imbarazzato torcersi nervosamente le mani seduto sulla panchina a bordo pista.
-Ciao, cerchi qualcuno?
Lisa gli si avvicina frenandogli improvvisamente davanti. Maxim sobbalza.
-Mia sorella, Katia, mi aveva detto di venire all’allenamento oggi pomeriggio. Non sapevo fosse stato rimandato.
Maxim fa un gesto circolare come ad indicare la mancanza di musica e di anima viva tutto intorno a loro.
-Non è stato rimandato…
Lisa assorta ed in preda allo stupore rimane a bocca aperta intuendo la trappola.
-Aspetta un attimo… Se Katia è tua sorella tu devi essere Maxim. Oddio non pensavo… Non immaginavo che fossi così…
-Cieco?
-No! Cioè, anche… Non che sia un problema… Stavo per dire che sei un po’ grosso per me.
Maxim si tocca le braccia sorridendo divertito, Lisa avvampa per l’imbarazzo.
-Volevo dire che Katia mi aveva gentilmente comunicato che oggi avrei avuto suo fratello Maxim come allievo durante l’allenamento. Noi lo facciamo a volte, teniamo per le mani i bambini ai primi passi sul ghiaccio durante gli allenamenti per lasciarla libera di seguire gli agonisti.
-Quindi il problema è che non sono un bambino?
Lisa lo guarda divertita, a pensarci bene tanto meglio così.
-No, no! Oddio come sono sgarbata, mi chiamo Lisa tanto piacere di conoscerti fratellino di Katia.
Scoppiano a ridere entrambi e Katia che sta entrando in quel momento con gli allievi decide di portarle in palestra quel pomeriggio, l’allenamento a secco non è mai troppo!

L’equilibrio sulle lame non è un problema per Maxim, una persona che non vede è abituata a fare affidamento sugli altri sensi. Il suo equilibrio è innato e Lisa lo guarda ammirata mentre avanza i primi passi sul ghiaccio a pochi centimetri dalla balaustra. Lui segue con prudenza il perimetro della pista sfiorando la balaustra con una mano. Si gusta l’aria pungente sulle guance.
-Non te la cavi per niente male! Non posso credere che questa sia la tua prima volta sul ghiaccio!
Lisa non lo abbandona un secondo per paura che le scivoli davanti e la trovi impreparata.
-Dici?
-Se ripenso ai miei primi passi sul ghiaccio…
Lui accenna ad un movimento brusco e la mano di Lisa immediatamente lo sorregge.
-Tranquilla, anche se cado non mi rompo.
Per tutta risposta lei lo prende per mano e lo allontana dalla balaustra, pattina all’indietro per controllare meglio i movimenti dell’allievo. Dopo avergli impartito le nozioni fondamentali riguardo alla pattinata e alla tecnica di frenata si sposta sul fianco e tenendolo per una sola mano gli insegna a fare i limoni sul ghiaccio.
Maxim impara presto, ha senso del ritmo e i suoi movimenti non sono mai impacciati. Lisa inizia a lasciarlo andare ed inevitabilmente arrivano le cadute, ma non sono un problema, Maxim si rialza da solo e riprende con una tenacia che la colpisce profondamente.

Continua...