mercoledì 15 dicembre 2010



Vi segnalo una rassegna di racconti romantici che è anche un concorso a premi e un'ottima occasione per una lettura natalizia!

http://bibliotecaromantica.blogspot.com/2010/12/christmas-in-love-2010.html

lunedì 29 novembre 2010

La ragazza di Cracovia

di Pam Jenoff

Emma, giovane sposina di fede edraica, si trova ad un tratto di fronte al proprio mondo capovolto. I nazisti hanno invaso la Polonia e la sua città, Cracovia, non è più quella di prima. Il suo coraggioso marito si unisce alla resistenza contro l'occupazione e i suoi genitori vengono rinchiusi nel ghetto della città. Emma è sola e sconsolata e la sua vita, se fosse stata una persona in carne ed ossa, sarebbe finita di lì a poco. Qui però interviene la magia del romanzo: la giovane si salva e grazie ad appoggi nell'organizzazione della resistenza riceve una nuova identità e una nuova vita. Qui ognuno di noi sceglierebbe l'anonimato e ringrazierebbe il suo Dio di essere ancora vivo, ma non lei, Emma, che sotto copertura si fa chiamare Anna, sfida la sorte e inizia un duro e coinvolgente lavoro di spionaggio. Meglio di Mata Hari e più spregiudicata di una bond girl finisce per avere una relazione con un Comandante nazista.

Commento: Il libro è godibile perchè siamo ormai allenati ai blockbuster americani, ma se solo mi si solleva una piccola coscienza storica rabbrividisco. D'altra parte non è obbligo dei romanzi d'intrattenimento insegnarci la storia, per un compito talmente arduo bastano e avanzano i manuali. Se non siete filologi esigenti, ma al contrario volete passare qualche ora ad indagare gli aspetti più profondi e umani di un tradimento leggete questo romanzo. Attenzione non è per amanti del happy end!

4/5


martedì 23 novembre 2010

Senza guardarsi indietro

di Lesley Prearse


Trama: Londra, 1842. Matilda è una povera fioraia nell'affollato mercato di Covent Garden. Ma un giorno la sua esistenza prende una svolta inaspettata: salva la vita della piccola Tabitha, figlia del reverendo Milson, e i genitori riconoscenti le offrono la possibilità di trasferirsi insieme a loro in America. Dai fumosi sobborghi londinesi Matilda si trova catapultata dapprima nell'affollata New York, quindi nelle sterminate pianure del West, infine nella San Francisco della Corsa all'Oro. Tentando di costruire una vita migliore per sé e per Tabitha nel paese della libertà, Matilda conoscerà la passione e la sofferenza. Ma sarà l'incontro con il capitano James Russell a rivelarle l'amore vero. Un sentimento che resiste alla lontananza, alla guerra e ai pregiudizi. È un difficile cammino quello di Matilda, un percorso che le insegnerà come la vita vada affrontata comunque, anche nel dolore più cupo, tra le difficoltà più aspre. L'importante è non voltarsi mai indietro.

Commento: Partiamo col dire che si tratta di un bel mattone, siete avvisati, ben 775 pagine scritte fitte fitte. Attenzione però, la fatica e la perdita della vista sono il male minore, qui rischiate l'indigestione sensoriale e lo spaesamento. Il romanzo è talmente calato nelle atmosfere fumose e umide di Londra che inizialmente sentirete freddo e poi man mano che la giovane Matilda si allontanerà per scoprire il mondo si allargheranno anche le vostre prospettive. Vedrete il deserto delle pianure del West e scoprirete tanti personaggi accattivanti. Consigliato soprattutto a chi sente l'impulso irrefrenabile di leggere, di abbuffarsi di parole.

Voto: 3/5

venerdì 22 ottobre 2010

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giovedì 16 settembre 2010

Letture amene per le sere d'estate

Faccio parte di un esiguo e sparuto gruppetto di nostalgici per i quali è assolutamente indispensabile che la giornata finisca con la lettura di un romanzo. Non importa quanti e quali manuali, riviste, giornali, siti web, blog e quant'altro, si consultino durante la giornata. Non è per acquisire delle informazioni che leggo prima di addormentarmi. Sfogliare un libro con la sola luce dell'abatjour quando sono sprofondata comodamente nel mio letto è qualcosa che va oltre il suo contenuto.

E' il mio rito privato di purificazione dallo stress della giornata.

La sera è bello diventare lettori onnivori, rapaci e affamati d'inchiostro. L'unica controindicazione a questo momento catartico è l'eventualità di rimanere svegli fino all'alba qualora il romanzo coinvolga molto. Ma sinceramente non baratterei una lettura vorace con il sonno più ristoratore.

Così quest'estate sono stata in compagnia dei personaggi di Charlotte Link, autrice di una trilogia godibile (forse non da ipnosi notturna, ma comunque degna di nota). Ho iniziato con Venti di Tempesta, proseguendo con Profumi Perduti e sto finendo Una Difficile Eredità. Tre bei mattoni, consigliati ai consumatori di parole scritte, belle le atmosfere e intriganti i personaggi.

La vicenda ruota attorno a Felicia la capostipite di una famiglia tedesca che a partire dalla Prima Guerra mondiale si trova al centro di tutti i conflitti e le alterne vicende che hanno coinvolto la Germania nel Novecento. Dalla sconfitta nel primo coflitto mondiale alla crisi economica e al Nazismo, dall'invasione russa alla conseguente divisione delle Due Germanie...

Devo dire che ci si perde un po' a fantasticare sulla sorte di ogni personaggio e che spesso i fatti risultano un po' macchinosi. Ma la caratteristica che mi convince meno è lo stereotipo dell'eroina femminile sempre sposata con l'uomo sbagliato e perdutamente innamorata di un uomo che non la vuole. Cavolo 3, e dico 3, generazioni di donne che non hanno imparato assolutamente nulla dalla vita di coloro che le hanno precedute. Forse un po' troppo...

Ma questo è l'unico neo, che comunque, in effetti, è stato anche un pregio perché ho trascorso delle ottime mezze orette a leggere e altrettante nottate a dormire.

martedì 20 luglio 2010

Mele sulla neve (The End)

Per sicurezza la nonna si alza e serve a tutte le solite mele cotte. Sarà l’effetto degli zuccheri, ma all’improvviso Angela si calma. Non credo che sia il mio assennato discorso sulla vita matrimoniale a quietare il suo animo. Dalle mie parole si capisce che in realtà non ne so niente di crisi di mezz’età e mariti distratti. Sono al mio spensierato secondo anno di matrimonio, Marco ed io litighiamo solo per chi và a fare la spesa e per chi deve pulire la lettiera della gatta.

Quando i nostri cucchiaini si fermano cala il silenzio più assoluto. Ci stringiamo sullo stesso divano come una famiglia di piccioni su un cornicione. Con una coperta di lana cerco di ripristinare la circolazione nei miei piedi infreddoliti.

«Vi ho mai raccontato di Anton?» La nonna rompe il silenzio mentre siamo tutte impegnate a fissare le lingue di fuoco del camino e a recuperare qualcosa di sensato da dire per non cadere nell’empasse di un silenzio troppo prolungato.

Mamma fa cenno di no col capo e tira su col naso. Io incrocio segretamente le dita, fa che non sia un segreto inconfessabile… E invece è proprio così.

Anton, un nome che mia nonna non pronuncia bene e che in dialetto lombardo suona ancora più duro, rievocato con una dolcezza che non ti aspetteresti. Anton è il sole estivo che fa arrossire i tulipani e dorare le spighe, è il rumore del vento fra le foglie dei pioppi e il sapore salato del sudore che impregna gli abiti. Con quel nome viaggiamo nel tempo fino alla gioventù di una vecchia signora che non ha mai dimenticato un soldato visto una sola volta, al fiume mentre faceva il bucato.

Forse perché con l’aggiunta della patina dei ricordi una bella giornata diventa più leziosa e d’effetto di un video musicale, forse perché quando si è giovani si vive tutto col cuore in mano, esposto, aperto; di sicuro quel ragazzo tedesco oggi si è guadagnato una fetta di immortalità.

Quando la nonna finisce il racconto Angela sospira forte e le stringe la mano ossuta fra le sue ben curate e dalle unghie laccate di rosso. Né io né lei sapevamo che ci fosse un prima rispetto all’incontro con nonno Remo. Entrambe eravamo convinte che la sua vita sentimentale fosse iniziata e terminata con lui.

Poco dopo mi addormento e agito le gambe nella fase iniziale del sonno. Quando arrivano i sogni scopro che il divano è troppo piccolo per i corpi distesi di due donne adulte e, dopo essere ruzzolata sul tappeto, decido di spostarmi. Quando arriva la luce del mattino sono già sveglia, intercetto lo sguardo di Angela che si sta svegliando sul divano.

Accendiamo entrambe i cellulari e riceviamo una raffica di sms vaganti. Osservo mia madre. Le si allarga un sorriso sulle labbra, mentre riceve almeno dieci messaggi. Il suo telefono trilla come una sveglia impazzita. Lei sospira e si stringe la coperta al petto, poi scatta in piedi e rassetta la gonna scarlatta. Cerca freneticamente uno specchio e rovista nella borsetta per acciuffare la matita per gli occhi. In dieci minuti è pronta e carica, mentre io fatico per riorganizzare le idee.

«Dopotutto tuo padre non è così male…» Agita il cellulare. «Dieci messaggi, tutti suoi!»

Guardo fuori dalla finestra. La neve che la sera prima era un muro bianco ora si sta sciogliendo, è giallognola e assomiglia alla poltiglia delle mele cotte. Mi stiracchio, strano non ho fretta di scappare via.

Stanotte ho imparato la ricetta del tempo: il mondo mi può attendere ancora qualche minuto.


THE END

giovedì 15 luglio 2010

Mele sulla neve (quarta parte)

Quando provo a chiamare Marco al cellulare una voce artefatta e troppo cordiale si scusa con me e comunica l’assenza di campo. Gli sms si perdono nell’etere e non ricevono risposta. Immagino le parole fluttuare appese a fili invisibili, mentre a una a una si staccano e vengono trascinate via nel vuoto.

La nonna che aveva preparato e calibrato la cena con una precisione sibillina, comunica che c’è da mangiare anche per Angela. Mamma si siede al tavolo e pilucca dal piatto una briciola di arrosto e un frammento di cavolo, studia le due parti del suo boccone come se stesse calcolandone i valori nutrizionali. Io inforco bocconi generosi e passo la lingua per pulire il coltello che gocciola unto.

«Ho deciso. Lascio tuo padre.»

Angela spara il suo colpo micidiale così, con nonchalance. Io strabuzzo gli occhi e tossisco un po’ di cavolfiore, la nonna si fa il segno della croce.

«Mia cara non guardarmi così. Sei grande e sai da tempo che le cose fra noi non vanno.»

«Oh signur!» Esclama mia nonna, la madre di mia madre, come se fosse stata colpita da un proiettile vagante.

Sì sono adulta, ma l’età non prepara i figli a notizie simili. Mi passa subito per la testa l’immagine di Lucy, un fustacchione ventenne con gli occhi a mandorla e bicipiti da nuotatore. Scaccio il pensiero scuotendo con vigore il capo.

«Mamma, non credo che sia una decisone da prendere con leggerezza…»

Lei ha due occhi ferini che si stringono e lampeggiano nella mia direzione.

«Non c’è niente di leggero nella mia vita. Credimi.» Ancora una volta immagino che a parlare sia stata Rossella O’Hara e mi sento la Mami della situazione.

Fuori la neve è un manto tanto delicato quanto insidioso, non mi permette di andare a casa, non posso scappare da questo confronto. All’improvviso salta la luce e non c’è modo di ripristinarla «devono essere Loro» puntualizza la nonna riferendosi ai gestori dell’energia come si farebbe agli alieni. Per fortuna c’è il camino e la cena è calda e servita nei piatti del servizio buono.

Tre generazioni di donne costrette a una convivenza forzata all’interno di una casa rurale, senza contatti col mondo esterno, senza la luce e confort tecnologici. Sembra il promo di un inquietante e nuovo format da Reality. Solo che qui non c’è un copione e si rischia sulla propria pelle, sì perché certi equilibri non vanno minati, certi tasti non vanno premuti, è risaputo.

Eppure Angela è qui davanti a me che piange lacrime pesanti come secchiate e snocciola particolari intimi del suo matrimonio. Piange e si appoggia ora alla mia spalla ora al braccio di nonna. Viola tutti i tabu della famiglia in poche sintomatiche battute, così ben studiate che sembrano appartenere alla sceneggiatura per una fiction.

«Mamma rilassati, sì, insomma non può andare tutto così male! Sono stata a cena da voi domenica. Tu e papà mi sembravate normali…»

«Appunto!»

«Non ti seguo.»

«Normali. Vicini come fratello e sorella, forse come vecchi amici…» si interrompe, singhiozza «dov’è la passione?»

Nonna strabuzza gli occhi, vorrebbe tapparsi le orecchie e fuggire. Ci sono muri di convenzioni in lei, la parola “passione” la atterrisce. Non è una donna bigotta, non appartiene alla schiera dei benpensanti forcaioli, ma nel suo vocabolario non ci sono certi termini. E comunque non è la parola in sé a spaventarla quanto piuttosto l’eventualità di dover parlare con sua figlia di qualcosa che riguardi il sesso.


Continua...

venerdì 9 luglio 2010

Mele sulla neve (terza parte)

Quando vado a vedere chi è alla porta non posso credere ai miei occhi, sul cancello intabarrata in uno scialle rosso fuoco c’è Angela, mia madre, bellissima e surreale in equilibrio sui tacchi affilati di un paio di improbabili decolté color rubino. Nella bufera di neve mia madre è una Cappuccetto Rosso un po’ attempata, con l’aggiunta di una spruzzata del fascino magnetico che hanno posseduto solo alcune grandi dive del passato. Quando la vedo penso ai capelli monoblocco di Marilyn Monroe, agli occhi scaltri di Audrey Hepburn; la sua voce è una copia esatta di quella delle doppiatrici dei colossal degli anni cinquanta in perfetto stile Sansone e Dalila.
Perché non le somiglio? La bilancia della combinazione genetica pende tutta dalla parte dell’anonimato, non sono indimenticabile come lei. Assomiglio a mio padre, come lui ho insignificanti capelli a spaghetto e un fisico non proprio da ballerina.
«Gesù benedetto! Che bufera!»
Angela saltella sul vialetto e raggiunge la porta d’ingresso, si toglie lo scialle con un gesto teatrale e mi dà un bacio appiccicoso di rossetto sulla guancia.
«Ho dovuto interromepere il massaggio dall’estetista a causa di questa maledetta neve! Non è per il denaro, anche se si paga in anticipo e in un caso simile non è giusto, ma chissà quando Lucy avrà un’ora di buco per me.»
La nonna ed io la guardiamo un po’ a disagio, facciamo sì con la testa, ma non abbiamo la più vaga idea di come funzionino gli appuntamenti dall’estetista. E comunque chi è Lucy?
«I coreani sono molto impegnati.» La mamma lo dice come si pronuncia amen alla fine di una preghiera, è solenne, assoluta.
«Forse perché sono i migliori.» Azzardo tanto per intervenire e compiacerla.
«C’è di meglio, mia cara, fidati…»
Mentre Angela si dilunga sull’arte del massaggio tailandese, su quanto stimoli l’epidermide e lo spirito, io e la nonna alziamo le spalle all’unisono e ci sorridiamo. Non viviamo nel suo mondo, questo ci rende complici come due scolarette.
Guardo di nuovo fuori dalla finestra, la mia C1 è sommersa dalla neve, a questo punto i miei timori diventano una tragica realtà: sono bloccata in compagnia delle due donne più importanti della mia vita, costretta a una convivenza forzata e al confronto con due colossi della femminilità famigliare.

Continua...

mercoledì 7 luglio 2010

Mele sulla neve (seconda parte)

“Piove il silenzio tra noi, vorrei parlarti ma te ne vai.” La canzone è un crescendo di ululati armonici. Sorrido, penso a quando ero ragazzina ed ero qui seduta alla stessa tavola che era ricoperta dalla stessa tovaglia di tela cerata, di fronte alla stessa radio con questa cassetta che suonava e suonava all’infinito. Allora sbuffavo e sostituivo la musica con qualcosa di mio. Andava bene qualsiasi cosa, anche i Metallica, pur di manifestare il mio dissenso verso un’altra epoca.
«Puoi rimanere qui, mangiamo e poi mi racconti.»
Sobbalzo. Strabuzzo gli occhi e tossisco un pezzo di mela.
«Devo andare. Mi piacerebbe rimanere…» mi affretto ad aggiungere «però Marco mi aspetta…»
In realtà ad attendermi a casa ci sono un paio di questioni irrisolte, mio marito col muso lungo e qualche pratica che devo portare in ufficio domani mattina. Non conta, sono un po’ rigida e non tollero che i miei piani siano turbati.
«Ah i giovani…»
«Resterei volentieri, ma devo lavorare.»
La nonna non bada a quello che le ho appena detto, appoggia due piatti sul tavolo, prepara bicchieri e posate per due. Poi va ai fornelli e riaccende il fuoco sotto le pentole. Ha tanti tegami sul gas, più di quanti ne possieda io nel mio appartamento.
«Allora mentre aspetti preparo per te e per tuo marito. Così porti a casa la cena già pronta.»
Questa non è una cattiva idea… Guadagnerò tempo. Il tempo è il bene più prezioso che possieda, non c’è niente che mi attiri quanto l’idea di salvarlo. Mettere al sicuro qualche minuto di pausa garantita sta diventando l’obiettivo della mia vita, frenare il ritmo con cui tutto rotola via dai miei trent’anni e poter disporre del tempo a mio piacimento.
Guardo le spalle strette di mia nonna, seguo le sue mani lunghe e ossute, mi fermo un attimo a osservare le sue ciabatte consumate. È sempre la stessa. I miei occhi la percepiscono uguale da una vita, forse sono ingannati dal fatto che lei indossa sempre gli stessi abiti.
Il maglione azzurro con i bottoni a forma di perle bianche che ha addosso ora è lo stesso che portava per il mio compleanno dei dieci anni, quando i miei genitori mi regalarono una bici nuova. Un’idea sublime per una bambina che compiei gli anni in dicembre. Ho aspettato mesi per poterla sfoggiare. Temo che il mio rapporto con lo scorrere del tempo si sia incrinato proprio in quell’occasione.
I miei pensieri sono interrotti da un trillo acuto che trafigge il silenzio. Il campanello del citofono suona stridulo, mi sembra l’unico spiraglio tecnologico nel buio del medioevo in cui mi trovo.


Continua...

lunedì 5 luglio 2010

Mele sulla neve (prima parte)

Mele cotte allo zenzero, dolci, profumate, ricoperte da una sottile crosta di zucchero caramellato, spumose e fragranti. Sono ancora calde, fumano nella tazzina di porcellana bianca con il manico così sottile che lo stringo con cautela fra pollice e indice, come se fosse lo stelo di un tulipano.
Mia nonna mi offre tutto quando vado a trovarla. Mi nutre, riempie porzioni del mio stomaco che non sono abituate al senso di sazietà. Fuori nevica, nella cucina della nonna c’è posto solo per un vago senso d’impazienza che mi punzecchia una frangia di coscienza. Sono bloccata qui, lontana da tutto, stretta in una trappola di affetto e neve fuori stagione. Aspetto che smetta di nevicare per mettermi in macchina e tornare a casa, lancio occhiate inquiete all’orologio e sguardi desolati in direzione della finestra.
Marco sarà in pensiero? Avrà dato da mangiare alla gatta?
Fuori c’è sempre più buio e il vento fa turbinare i fiocchi di neve che sembrano batuffoli di cotone tanto sono grossi.
«Bela la mè pütina! Questa l’è la mè pütina!»
La nonna è in visibilio, come sempre quando mi vede. Le sorrido e ascolto distrattamente le prime note di Lisa dagli occhi blu. Il nastro della cassetta che stiamo ascoltando deve essere vecchio almeno quanto me, la radio lo stiracchia e allunga le note della canzone. La nonna canta “senza le trecce la stessa non sei più”, la sua voce cambia quando parla in italiano, perde di determinazione.
«Ne vuoi ancora?»
Non potrei, non dovrei, mi rovinerò l’appetito per la cena, ma la sua domanda è retorica. Non ha ancora finito di formularla che la mia tazzina è di nuovo piena di poltiglia bianca, soffice e profumata. Accosto il naso come se contenesse petali di fiori. Le mele odorano di scorzette di limone, io le adoro, così mi impegno a cercarle col cucchiaino per mangiarle per prime.
Continua...

venerdì 14 maggio 2010

Due libri sul comodino

Gli ultimi due libri sul mio comodino sono stati molto…diversi. Li ho comprati entrambi in un supermercato, spinta principalmente dal fatto che costavano poco. Lo so che è squallido, ma per una lettrice accanita i libri iniziano a diventare costosi! In questo modo però si prendono le fregature in genere…
Per questa volta il bilancio è positivo: un colpo di filmine così intenso per la Niffeneger che mi fa dimenticare lo sbadiglio continuo per la Adrian.
Ho trovato magnifica la prosa di Audrey Niffeneger, nel La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo si viene trascinati dalla forza delle sue parole. La potenza del racconto accosta la vita comune ad un’esperienza surreale come quella dei viaggi spaziotemporali, riuscendo a rendere vivide e mai banali entrambe le esperienze. Così Henry, l’uomo che viaggia nel tempo parla della propria vita:
In realtà è proprio un’ironia. I miei piaceri sono molto semplici: le gioie della poltrona, le tranquille emozioni della vita domestica. Chiedo soltanto piaceri modesti. Un romanzo giallo da leggere a letto, il profumo dei lunghi capelli color oro di Clare ancora umidi dopo la doccia, una cartolina arrivata da un amico in vacanza, la panna che si scioglie nel caffè, la morbidezza della pelle sotto il seno di Clare, la simmetria delle borse del droghiere appoggiate sul banco della cucina in attesa di essere svuotate. Mi piace vagare nel deposito libri della biblioteca, quando i lettori sono ormai tornati alle loro case, sfiorando le coste dei volumi. Queste sono le cose che mi trafiggono di nostalgia quando il capriccio del tempo mi sottrae.
Ogni aspirante scrittore darebbe la mano destra per scrivere qualcosa di così sublime e pulito…
Purtroppo non posso dire altrettanto del secondo libro che ho comprato al supermercato. Il bacio di mezzanotte di Lara Adrian è veramente bruttino, prevedibile, scritto male (a volte il fraseggio non scorre, bisogna tornare indietro e rileggere!). Non si vola mai con la fantasia, leggendolo ci si sente imprigionati nell’atmosfera da romanzetto tutto sospiri e maschi dalla potenza sessuale eccessiva e fastidiosa.
Donne lettrici ribellatevi, va bene essere romantiche, ma questi personaggi in stile “uomo che non deve chiedere mai” non sono sorpassati? Non ci meritiamo protagonisti maschili senza clava e magari con un po’ di spessore psicologico?
Io dico di sì.

giovedì 6 maggio 2010

Una poesia per la mia Mantova


IL CASTELLO DI ISABELLA


Mura forti e robuste oltre a
fossati profondi, dove l’acqua scava
le sue vie segrete.
Disegni di mattoni e finestre sottili,
appuntite, lisce come madreperla.
Orme di cavalli sul sentiero.
Il ponte levatoio abbassato rivela
un mondo fatto di argilla e fili d’erba brillante.

Cercherò artisti illustri per dipingere
le mie stanze.
Desidero che le rendano immortali.
Non sarò sazia fino al giorno in cui
la gente passando alzerà la testa per vedere le torri.
Voglio stupore e memoria, storia e
stirpe.

Tuttavia conosco la vita della mia creatura.
E’ terra e acqua,
legnetti e conchiglie.
Prima di scomparire il mio castello
avrà la riverenza di un’onda del lago.

Non c’è rimpianto in me,
metto alla prova la mia futura grandezza.
Sono d’Este di nascita e Gonzaga per matrimonio.

venerdì 5 marzo 2010

Assaggi di bei posti lontani

Ci sono posti che rimangono nel cuore e fotografie che parlano direttamente all'anima. Allora scivoliamo come la luce sul marmo bianco, assecondiamo le forme della materia, espandiamoci verso spazi smisurati e rannicchiamoci per vedere il dettaglio più piccolo.
Perchè il bello è lì, attende solo di essere colto.
Irlanda, Francia, Venezia... La vostra preferita?


















lunedì 1 marzo 2010

E' uscita una nuova recensione del mio romanzo! Grazie a Francy del Blog La Mia Biblioteca Romantica. Complimenti per la sezione NEW PENS FOR ROMANCE. Di spazi come questo, dedicati agli autori/autrici emergenti, dovrebbero essercene di più.

venerdì 26 febbraio 2010

Inprevisti d'ufficio (III capitolo)

Proprio accanto alla fotocopiatrice, nel punto in cui volente o nolente mi cascava con insistenza l’occhio, c’era un enorme ragno nero. Un aracnide furbo, posizionato nell’unico angolo fresco dell’ufficio, bello pasciuto e rilassato sopra un batuffolo di polvere che costituiva l’ingresso alla sua tana. Quel ragno era diventato la mia nemesi, stare vis à vis con lui mi consentiva di godere dello sbuffo d’aria fresca del condizionatore, questo però non poteva avvenire senza fare i conti con l’aracnofobia che ormai era parte integrante della mia anima. Strano come la sensazione di essere osservata possa venire anche da quel coso nero e peloso.
Un giorno mentre premevo per la miliardesima volta in un’ora il pulsante verde della fotocopiatrice lui si mosse. Balzai all’indietro, mi ritrassi in un angolo fra la porta del bagno e il frigorifero. Inciampai in una matassa di fili elettrici e per salvarmi mi slanciai verso l’uscita del corridoio. Nell’ufficio della Oro Glass si seminò il panico. La furia cieca più sfrenata si impossessò di Rebecca, alias Vecchia Ciabatta. Con il sedere appoggiato allo strato di polvere del pavimento la guardavo perdere ogni barlume di ragione e saltare sulla sedia.
-Sei sicura che non ci sia più nel buco? Magari è solo rientrato…
Squittì Cristina, mentre frapponeva fra se e il corridoio due metri di spazio sicuro.
-Si è mosso, è venuto verso di me e adesso non c’è più…
L’equilibrio era definitivamente rotto, Chimera e Bellerofonte stavano per scontrarsi.
In quel momento di pathos varcò la soglia dell’ufficio Walter, splendido come sempre.
-Ehi ragazze! Cosa succede?
Rebecca gonfiò il petto orgogliosa dell’appellativo “ragazza”, senza accorgersi che nel suo caso le sarebbe calzato almeno 40 anni prima.
-Meno male che è arrivato un uomo!- Strillò Cristina –Beh, escluso il capo che è in riunione…
“Escluso il capo in generale” pensai.
-Il ragno si è mosso e… ci ha aggredite!
Incredibile. Condividevo la mia repulsione per i ragni con esseri viventi della risma delle mie colleghe. Appunto mentale: “Farsi passare l’aracnofobia a costo di andare a quello stupido programma Tv dei Record ad accarezzarli.”
-Calma. Ci penso io.- Walter sorrise mettendo in evidenza le fossette sul mento, le colleghe isteriche si rilassarono.
Da un primo controllo emerse che Chimera aveva effettivamente abbandonato la sua postazione. Dove avesse decise di acquattarsi, rimase un mistero per tutto il resto della mattinata. Walter alzò il frigo, spostò la fotocopiatrice, si accovacciò in 110 posizioni da calendario senza ottenere alcun risultato.
Quando si diede per vinto le mie colleghe erano talmente appagate dalla visione dei tre centimetri scoperti della sua bassa schiena che del ragno avevano solo un vago e nebuloso ricordo.
Quello scompiglio finì con un coro unanime di complimenti all’eroe del giorni Walter – Bellerofonte, più bello di un dio greco, meno efficace di un insetticida.
La rivincita di Chimera era solo all'inizio...
Continua...

lunedì 22 febbraio 2010

Trailer @mare

@MARE
pp. 231
ISBN 978-88-96375-00-6
Pubblicato da Edizioni Tipografia Moderna – Asiago
www.francescacani.it

Sfogliando @mare...
...Ci saranno momenti in cui crederai di aver imboccato un vicolo cieco, ed altri in cui ti sembrerà di ritornare sui tuoi passi, ma credimi l’importante è non fermarsi...


...Il fumo denso del bosco che bruciava li avvolgeva e l’oscurità di una notte senza luna non favoriva il sopralluogo. Valutò il suono di un singolo colpo di mortaio isolandolo mentalmente dalle altre esplosioni. Distinse il sibilo dal boato che seguiva lo schianto al suolo. Stimò che con quei tempi di gittata chi sparava era fuori tiro per il suo gruppo armato solo di artiglieria leggera...


...«Cosa darei per sapere se è vivo… se sta bene…» Non riuscii a continuare. Quello che volevo dire mi urlava dentro, ma non ce la facevo ad esprimerlo con parole: sarei stata felice di saperlo vivo anche se lontano, anche se non più innamorato di me. Mi bastava avere la certezza che da qualche parte lui respirava ancora e il suo cuore batteva, il mio avrebbe continuato a palpitare di riflesso...


...Dinnanzi a lui solo discese nella lunga strada che porta alla felicità, sapeva che non poteva essere tutto reale, prima o poi sarebbe incappato in una salita, ma l’avrebbe affrontata. Niente scorciatoie...


...L’idea di avere un avversario alla sua altezza risvegliò in lui qualcosa di primitivo. I suoi occhi nocciola sfavillavano di riflessi color del fuoco mentre cercava di individuare l’ufficiale, l’unico che mancava al suo macabro appello. Non fece in tempo a voltarsi che una pallottola lo colpì di striscio ad una spalla lasciandolo senza fiato...


...Adam ascoltava il cuore di lei palpitare accanto al suo e pensava a quanti misteri potesse contenere il corpo esile che stringeva in quei brevi momenti di perfezione...


...Sapere che i suoi occhi mi seguivano mi rendeva nervosa come non mi ero mai sentita. C’era qualcosa nel suo sguardo… mi fissava con l’insistenza e la sottile malizia con cui un uomo guarda una donna, per me era decisamente una novità...


...Con il volto chino sul mio mi studiò fissandomi per lunghi istanti negli occhi, c’era qualcosa di nostalgico e di estremamente vivo nel suo bacio. La promessa di una felicità difficile da raggiungere ma più grandiosa di quanto potessi anche solo immaginare...


...Fu un secondo: gli sguardi, il riconoscimento, sottili trame di percezioni e tutto cambiò in un batter d’occhi. Un pugno che bussava alla porta d’ingresso, un rumore sordo che allontanò tutti dal piacevole convivio e proiettò una dozzina di occhi verso il corridoio...


...Si concentrò al massimo ricacciando tutte le emozioni, mentre il mondo si faceva insolitamente silenzioso intorno a lui. Stringeva il fucile con un tale impeto che le nocche delle mani gli erano diventate bianche...

giovedì 18 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

L'ospite di Stephenie Meyer

Commento: Cosa ci rende esseri umani? E' semplicemente l'aspetto esteriore? Bastano due braccia, due gambe e poco più? Se lo chiede la Meyer e ce lo chiediamo tutti leggendo il suo romanzo. Il fraseggio leggero, i dialoghi semplici e accattivanti tengono il lettore coinvolto. Il ritmo ha solo un breve momento di stanca verso la metà del romanzo, poi però si riprende alla grande verso un finale (non proprio originale) ma incalzante. Leggendo i déjà vue sono quasi in ogni pagina e, lo devo dire, a volte i personaggi non sono proprio credibili... Prendiamo Ian, stupendo, ma è vero che un maschio adulto della specie umana comporterebbe come lui? Mah...
La sintesi del dilemma è il personaggio dell'aliena Viandante, alias Wanda, che grazie al suo carattere assolutamente eccezionale risulta più umana dei terrestri e molto più perfetta della specie aliena a cui appartiene. Wanda è così pura e aperta di vedute che la sua reale essenza supera le differenze e gli odi fra specie diverse e naturalmente in competizione. Ma con tutto questo senso dell'altruismo non sembra anche a voi un doppione di Bella Swan?
Consigliato soprattutto a coloro che non riescono più a fare a meno di Twilight!



Trama: L'ospite è la storia di Viandante, detta Wanda, una creatura aliena che, come tutti gli esemplari della sua specie, vive all’interno di un corpo ospite. Gli alieni sono anime, filamenti grigi che si innestano nel cervello delle persone e ne soffocano la personalità fino a diventare i nuovi padroni del corpo umano. Viandante è una parassita a tutti gli effetti, solo che Melanie l’umana che la ospita non è stata del tutto cancellata dalla sua personalità aliena. Melanie parla nella testa di Viandante, interferisce con le sue azioni e condiziona le sue emozioni.
L’amore che Melanie prova per quel che rimane della sua famiglia è così forte che anche l’anima dell’aliena che è dentro di lei non può che soccombere. Così dopo un inizio burrascoso, quando a controllare un corpo ci si mettono due volontà distinte in effetti non deve essere facile, Viandante e Melanie decidono di collaborare. Dal momento in cui Viandante decide di ascoltare la voce di Mel inizia il suo viaggio alla ricerca della famiglia umana che appartiene ai ricordi della persona di cui ha preso il posto. L’amore per il fidanzato Jared e la nostalgia del fratello, Jemie, la attirano verso un luogo inospitale, verso il deserto. Ad attenderla c’è l’ultimo avamposto di umani ribelli, gli unici che siano sopravvissuti all’invasione delle Anime.
All’inizio non si può che tifare per Melanie, lontana dall’amore della sua vita, quasi cancellata dalla prepotenza di un’aliena che le vive dentro, poi però si conosce meglio Viandante, si inizia a chiamarla Wanda e ci si innamora del suo personaggio. Wanda è dolce, comprensiva e così profondamente buona e capace di compassione che, essere un’aliena, per lei diventa un valore aggiunto. Il viaggio di Wanda diventa la sua educazione sentimentale, una scoperta di sentimenti nuovi e indipendenti dalla personalità di Mel.

L'autrice: Stephenie Meyer nasce ad Hartford in Conneticut nel 1973 da Steve e Candy Morgan. Ha una famiglia molto numerosa: due sorelle, Emily e Heidi e tre fratelli Jacob, Paul e Seth. All'età di quattro anni si trasferisce a Phoenix, in Arizona. Stephenie, di religione mormone, frequenta la Brigham Young University a Provo, nello Utah, dove ottiene una laurea in letteratura inglese. Incontra lì il marito Christian, soprannominato Pancho, in Arizona e si sposa nel 1994. Ora vivono insieme ai tre figli, Gabe, Seth ed Eli.
Nel 2008 Stephenie Meyer pubblica L'ospite (The Host in lingua originale) il suo primo romanzo completo a non avere per protagonisti i personaggi della saga di Twilight. Il libro, che ha esordito al n°1 nella classifica dei best sellers stilata dal New York Time ed è rimasta in tale lista per 26 settimane, narra le avventure di Wanda, un'anima inserita all'interno del corpo mortale di Melanie da una razza aliena che mira a possedere completamente la razza umana in modo da cessarne l'indole ostile e bellicosa. È stato già annunciato dalla scrittrice che il sequel, già quasi terminato, si intitolerà The Soul, mentre un eventuale terzo libro ancora da scrivere potrebbe intitolarsi The Seeker.


lunedì 15 febbraio 2010

Casting per @mare

Capita anche a voi di leggere un libro e farvi subito un casting mentale dei protagonisti? Scegliete volti, spesso dalla memoria cinematografica, e li appiccicate ai personaggi? Io lo faccio sempre, a maggior ragione quando scrivo, forse perchè devo vedere i personaggi per farli diventare persone. Così ho pensato di creare una carta d'identità per i personaggi di @mare. Iniziamo con i 4 protagonisti!

Soifia Gorelli
17 anni nel 1943
Italiana
“Una mano vellutata gli accarezzò le labbra, Francesco respirava l’aria calda di un pomeriggio assolato. Aprì le palpebre, sopra di lui una cascata di capelli neri incorniciavano il bel volto dalle labbra color pesca e dagli occhi profondi, azzurri come il mare. Intorno a loro l’erba alta e le spighe mature frusciavano in un’unica danza trascinate da una leggera brezza.”
Interpretata da Anna Cappelini (danzatrice sul ghiaccio della nazionale italiana).

Francesco Longhi
23 anni nel 1943
Italiano
Partigiano
“…fu il secondo ad attirare la mia attenzione; più alto di una spanna rispetto al suo compagno, con gli occhi nocciola profondi ed insistenti non smetteva di guardarmi fintanto che se ne stava in disparte dispensando al massimo qualche cenno. I capelli neri lucidi e corti, la barba appena accennata incorniciava come un’ombra il sorriso malinconico e assolutamente mozzafiato.”
Interpretato da Adam Levine (cantante dei Maroon 5) .

Lisa Gorelli
Nipote di Sofia e Francesco Longhi
30 anni (nel 2003)
Italiana
Giornalista
“I capelli neri di Lisa, lunghi fino alle spalle, incorniciavano un viso ben proporzionato dagli zigomi evidenti che conferivano un piglio sofisticato alla bellezza acqua e sapone. La pelle condida, il naso sottile, le labbra naturalmente rosee arricciate in un’espressione da bambina impertinente e le guance leggermente arrossate per il caldo intenso.”
Interpretata da Eva Green (attrice)
.

Adam Bennet
35 anni nel 2003
Irlandese
Fotografo free lance
"Adam era spossato più che arrabbiato. I capelli color ambra avevano assunto pieghe insolite a causa delle poche ore di sonno. Gli occhi blu e la pelle rosea del viso erano visibilmente affaticati. Le labbra sottili tirate e quasi nascoste dalla barba fulva."
Interpretato da Brad Beyer (attore americano visto nella serie tv Jericho).

lunedì 8 febbraio 2010

Avatar VS Un amore all'improvviso

Per inaugurare la rubrica Cinema vi propongo il mio parere su due film accomunati solo dal sapore fantascientifico della loro storia. Il primo è Avatar di James Cameron, super blockbuster da competizione, il secondo è Un amore all’improvviso del registra Robert Schwentke. Se amate le storie appassionanti e originali di sicuro fa per voi Un amore all’improvviso. Se siete in vena di rassicurazioni consiglio Avatar, la storia futuribile e a lieto fine di John Smith e Pocahontas.
La somiglianza di Avatar con la storia celeberrima di Pocahontas è imbarazzante: lei è la figlia del capo tribù fidanzata con il guerriero più forte, lui un forestiero imbranato venuto da un mondo lontanissimo. La bella indigena riceve il compito di accogliere e istruiore il conquistatore, ma ben presto dovrà fare i conti con la cupidigia che contraddistingue il popolo di lui.
D’accordo che non si va a vedere un film in 3D per essere catturati dalla sceneggiatura però, sinceramente, considerando gli investimenti (e i precedenti di Cameron, regista di Titanic), pensavo ci fosse un po’ di spazio anche per la storia… Devo ammetere che è affascinate l’idea di esplorare in prima persona un nuovo mondo, ma dopo un paio d’ore anche lo stupore iniziale va scemando. La filosofia della connessione-comunione globale degli esseri viventi è carina, ma nulla più.
Invece ho trovato emozionante, anzi entusiasmante, Un amore all’improvviso con Eric Bana e Rachel McAdams, strabilianti nei ruoli di Clare e Hanry i due protagonisti. Hanry è affetto da una strana anomalia genetica che gli permette di viaggiare nel tempo. Improvvisamente, inaspettatamente viene proiettato nel suo passato o nel futuro, a vivere un avvenimento che è stato e sarà fondamentale per la sua esistenza. Il suo dono, non privo di una serie effetti collaterali (quali l’apparire nudo e disorientato sempre in luoghi diversi e sconosciuti), lo porta a conoscere Calre, la persona che amerà tutta la vita, quando lei ha solo sei anni. Dal momento del loro primo incontro il legame fra Clare e Hanry è così forte che entrambi non riescono più a fare a meno l'una dell'altro. L’unico ostacolo al coronamento del loro grande amore? Il tempo.





P.S. Un amore all'improvviso è tratto dal romanzo La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger. Attenzione: Un amore all’improvviso lo trovate a noleggio, non al cinema!

Il suono del ghiaccio ULTIMO CAPITOLO

VI. L’equilibrio dei sensi
Il giorno dell'esibizione Lisa scende in pista con un costume azzurro sfavillante di strass, ha i capelli raccolti e un sorriso sicuro stampato in viso. Per tre minuti al mondo non ci sarà altro che il ghiaccio sotto le sue lame e tutto intorno a lei la musica che Maxim ha composto.
Si sente sicura, non ha la percezione della gente sugli spalti, ha ricevuto gli incoraggiamenti dell’allenatrice e del ragazzo, non le importa nient’altro. Ed è così che il pattinaggio diventa veramente un’arte, quando la mente, lo spirito e il corpo sono ugualmente leggiadri sopra quella superficie così fredda e dura che è il ghiaccio, ma che in momenti come questo diventa l’elemento naturale dell’atleta. Lisa salta, piroetta, esegue figure complicate ma sembra stia semplicemente respirando, non c’è niente di più semplice al mondo in questo momento per lei. I suoi movimenti sottolineano i passaggi della musica, trasmettono gratitudine infinita per l’incontro con Maxim. Quando è il momento del Lutz ad agitarsi nello stomaco è una sensazione strana che questa volta non le evoca la caduta, ma il sorriso di Maxim che la incoraggia, il pensiero di ripetere l’esercizio solo per lui affinché possa ascoltare meglio la musica delle sue lame.
Quando Lisa finisce il pubblico, composto per la maggior parte dai genitori degli atleti, la applaude vigorosamente. Le amiche dagli spalti gridano commosse, ora è chiaro anche a loro quale infinita bellezza la tenesse lontana dalle frivolezze del centro commerciale. Amanda non può fare a meno di farsi sfuggire una lacrima mentre getta sul ghiaccio un pupazzo che ha portato in omaggio a Lisa.
Lisa si inchina, saluta tutti e si avvicina alla balaustra.
-Sei stata grandiosa mi pare!
Le dice Maxim accennando all’ovazione del pubblico.
-Perché non mi hai sentita?
Lisa scherza, è euforica. Lo abbraccia con trasporto.
-Ti sento sempre.
Dagli spalti Amanda, Anna e Cristina si scambiano gomitate complici.


FINE.

domenica 7 febbraio 2010

Il suono del ghiaccio (parte VI)

V. Allenarsi a sentire
-Lisa! Ehi, Lisa!
Lisa si volta verso le compagne di scuola che all’uscita dall’istituto si sbracciano per catturare la sua attenzione. Ha fretta, non vorrebbe fermarsi ma sa di averle trascurate anche troppo negli ultimi mesi.
-Cosa c’è ragazze?
Le amiche le si avvicinano correndo e spingendosi allegre, vogliono la sua attenzione ma Lisa si guarda intorno ansiosa, sembra stia cercando qualcuno.
-Oggi devi venire con noi, Anna, Cristina ed io andiamo al nuovo centro commerciale. C’è l’inaugurazione! Non puoi mancare!
Amanda la sua migliore amica la guarda alzando un sopracciglio.
-Quella è la faccia da “non posso, ho l’allenamento”, vero?
Lisa è sinceramente dispiaciuta.
-Esatto, mi dispiace.
-Ma non è che l’allenatore è un uomo? Perché sei parecchio presa da questi “allenamenti”!
Le altre ridono e sfogliano un volantino del nuovo centro commerciale emettendo gridolini ogni volta che un capo di abbigliamento cattura la loro attenzione.
-Beh, non sai cosa ti perdi.
Amanda le bacia una guancia e la lascia andare, la testa di Lisa è altrove, ma non può fare a meno di ricordare a quanti pomeriggi come quello ha dovuto dire di no in vita sua. Decine, centinaia. E poi alle cene, ai compleanni che non ha potuto festeggiare e un po’ si sente in balia di uno sport tiranno che le nega quei semplici piaceri.
Quando arriva alla macchina mette lo zaino con i libri nel baule e appoggia sul sedile accanto a sé la borsa con i pattini. Mentre guida verso il pala-ghiaccio vorrebbe solo che quei sacrifici fossero ricompensati. Vorrebbe non avere paura di una semplice esibizione, ma il cuore le martella veloce nel petto.
Ad aspettarla davanti alla porta del pala-ghiaccio c’è Maxim con un sorriso fiducioso, accanto a lui Katia. Da questo momento inizia una sessione di allenamento speciale tutta per lei. Un po’ all’inizio è imbarazzata perché Katia la guarda e non le sfugge mai niente, ma Maxim la ascolta e sembra capire ancora di più. Percepisce le esitazioni, ha una sua teoria su tutto.

-Quindi tu la ascolti la musica!
Maxim ha un lettore mp3 in mano e Lisa scherza avvicinandosi. Lui per il momento le sta facendo provare l’intero programma senza musica, le dice di sentirla dentro l’armonia.
-Questa è per te.
Le porge l’auricolare imbarazzato e subito si affretta a specificare che quanto sentirà è solo una prova, che se non le piace cambieranno il pezzo insieme, ma quando Lisa preme play capisce subito che quella è la sua musica.
Maxim era partito dalla melodia di The mission per comporre un tema che fosse tutto suo e trasmettesse le emozioni del pezzo originale. Lisa rimase senza parole durante tutto l’ascolto.
-Non ci posso credere! E’ perfetta! Dove l’hai trovata?
La ragazza emozionata apre il varco nella balaustra e stampa un bacio sulla guancia di Maxim.
-Beh, non è che l’ho proprio trovata io… Il tema di base è quello di una colonna sonora di Ennio Morricone, poi…
-Troppo modesto, come al solito. Sono settimane che ci lavora.
Katia si intromette soddisfatta del lavoro del fratello.
-Tu suoni il piano?
Gli occhi di Lisa brillano.
-Divinamente…
La sorella passa un braccio intorno alle spalle di Maxim e quasi si deve appendere tanto è più alto di lei.
Continua...
Appuntamento a domani per l'ultima parte!

venerdì 5 febbraio 2010

Il sangue di Bella

Isabella Swan è la diciassettenne che siamo state quasi tutte, studiosa, ben educata, un po’ goffa, assolutamente disarmante. Lei è la ragazza della porta accanto, la sorella, l’amica, la compagna di scuola, quella che uno come Edward nella realtà non guarderebbe nemmeno se fosse l’unica femmina del liceo. Ma… C’è un particolare che attrae il vampiro in modo incontrollabile. Il sangue di Bella, il suo profumo, l’aroma che è sinonimo di morte e nello stesso tempo di vita eterna.
Bella è Giulietta e il Santo Graal insieme, l’oggetto amato e la possibilità di purificazione. Con lei Edward si deve trattenere dal bere, non solo perché sarebbe eticamente sbagliato, ma soprattutto perché non può immaginare un mondo in cui lei non esista. In effetti, Bella gli dà la possibilità che conferisce all’uomo, più che al vampiro, la vera immortalità: una figlia, la piccola Reneesme.
Così il vampiro innamorato vuole semplicemente un figlio, una vita famigliare, una casetta nel bosco. Niente di più scontato e di più accattivante, prevedibile e al tempo stesso ancorato agli istinti più profondi di ognuno di noi. Per questo Bella mi piace, perchè è semplice e vera. Insomma al suo posto avrei fatto le stesse scelte, sono come lei, una ragazza d'altri tempi che, trova un amore e non lo scarta dopo un mese o un anno perchè è difficile stare insieme.
Credo sia convincente anche Bella del film, Kristen Stewart, soprattutto quando l’ho vista più umana e disperata in New Moon. I libri sono praticamente sceneggiature già pronte e i film sono fedeli nei caratteri essenziali, con un po’ di dinamismo in più che non guasta quanto si va al cinema. Unico neo, ho fatto fatica ad abituarmi alle “cofanate” dei Cullen, insomma a nessuno di voi è saltata in mente la domanda: ma da che parrucchiere vanno questi?
Superato l’imbarazzo iniziale devo dire che mi sono divertit! Uscirò mai dalla fase teen? Forse no, forse è proprio vedere l’amore con gli occhi di un adolescente che mi rende romantika! ;)
Possibility scene :

La scena di New Moon che mi è piaciuta di più è quella che racconta le pagine bianche del libro. Straordinaria.
Continua?

giovedì 4 febbraio 2010

L’anima del Vampiro

Se il succhia sangue per eccellenza, Dracula, non ha ripensamenti sulla sua dieta, al contrario è “moderno” affezionarsi a vampiri con crisi di coscienza. Edward Cullen, protagonista della celeberrima saga di Twiligh, insieme alla sua famiglia di vampiri rientra fra coloro che possiamo definire i vegetariani. I Cullen sono i vampiri della nuova generazione. Consapevoli di aver perduto l’anima nella trasformazione, non vogliono in alcun modo infliggere la loro sorte agli esseri umani, quindi si cibano solo del sangue degli animali.
Per la nuova generazione di Vampiri non è sufficiente l’immortalità, la forza smisurata, la possibilità di vincere la gravità e di non sottostare a nessuna delle leggi fisiche. Per essere davvero cool bisogna andare contro, e allora perché non cercare uno scopo nella propria non vita?
Così Edward ama sconsideratamente Bella e non gli importa che questo sia un paradosso, lei è la sua ragione di vita, la sua seconda possibilità per avere un’anima. E questo, oltre al bel faccino di Robert Pattison, ci ha incantate tutte, ma c’erano i segnali della sua scelta già da tanto tempo!
L’idea dell’anima del vampiro, tema caldo di Twilight di Stephenie Meyer, era già nell’aria almeno dal 1992. Anno in cui uscì Bram Stoker’s Dracula il film del regista Francis Ford Coppola. Il film è molto bello, tuttavia rispetto al romanzo si prende delle licenze poetiche e colma le aspettative del pubblico contemporaneo sulle motivazioni profonde del Non morto. La pellicola ci presenta, per la prima volta un Dracula innamorato che ha perduto la propria anima, e stretto un patto col diavolo, a causa della morte della propria amata, Elisabeta. Qui entra in ballo l’anima e a oggi la sua scelta crea più fans del terrore naturale che dovrebbe suscitare una creatura che si ciba di sangue umano.
Qui nasce il bel Edward, il suo fascino che è un tutt’uno col suo tormento.

Continua…

Il suono del ghiaccio (V parte)

IV. Per mano
-Se vai avanti così ti iscrivo alle prossime Olimpiadi!
Scherza Lisa accostandogli alla mano una bottiglietta di acqua con sali minerali.
-Oh no, l’atleta sei tu Lisa, io mi limito a seguire le tue gesta.
-Ti ho visto sai, durante gli allenamenti. Tu ci sei sempre, e ho notato che te ne vai presto, prima che entrino in pista gli altri.
Il viso di Lisa si è fatto serio, è da un po’ che vuole chiedere la ragione di un comportamento tanto strano.
-Vengo per ascoltare te. Adesso non ti montare la testa ma credo tu sia la migliore.
Le sussurra il ragazzo all’orecchio.
-So che la mia opinione vale quello che vale perché ovviamente non ti ho mai vista, ma ti ho sentita. Ho ascoltato il suono che fai quando balli sul ghiaccio e nessuno mi emoziona quanto te.
Lisa è senza parole, lo guarda e si maledice per non avere capacità di reazione. In quel momento la porta dello spogliatoio si apre di colpo e si riversa all’interno tutto il rumoroso seguito degli allievi di Katia.

-Come è andata?
Katia si avvicina al fratello posandogli una mano sulla spalla. Lui è seduto al pianoforte e da ore ripete un passaggio dell’arrangiamento che sta componendo. I tasti si abbassano fluidi sotto la pressione delle sue dita lunghe e pallide. Le note gocciolano come l’acqua e rimbalzano come palline di gomma.
-Grandioso! Non ho mai avuto un male alle gambe lontanamente paragonabile a questo.
Alza di pochi centimetri una gamba e una smorfia di dolore compare sul suo viso. La sorella sorride.
-E’ normale, pattinando hai usato muscoli che in genere non usi. Però non è a questo che mi riferisco.
-Lisa è fantastica.
Trilla una melodia usando solo le note alte del piano, gli fanno pensare al brio della ragazza.
-Ci vediamo anche oggi.
-Dovresti farle sentire la musica che stai componendo per lei.
-Per quella è ancora presto.
Katia ammira la sicurezza ostentata dal fratello, vorrebbe averne lei la metà. Era la determinazione dettata da anni di speranze inutili, dalle operazioni che aveva subito senza successo, dalla consapevolezza che vedere non è cosa che dipenda dalle sue forze, ma tutto il resto sì.

Continua...