venerdì 29 gennaio 2010

Il suono del ghiaccio (III parte)

II. La differenza si sente

-Ti ho visto Maxim, c’eri anche oggi a bordo pista.
Maxim sta ascoltando un cd con le colonne sonore di Ennio Morricone, è assorto, sua sorella si aspetta che lui le sappia indicare un pezzo adatto a Lisa.
-Cosa succede? Panico da esibizione?
-Temo di sì, l’hai già percepito, sei un fenomeno… A volte penso che tu ci veda benissimo e che ti prenda gioco di tutti noi.
Katia scompiglia i capelli neri e folti del fratello, lui le risponde con una smorfia. Katia è l’allenatrice del gruppo degli agonisti da dieci anni e sa bene che le caratteristiche psicologiche dell’atleta sono importanti quanto quelle fisiche, ma il caso di Lisa proprio non le va giù. In quella ragazza c’è veramente tutto. Scuote la testa mentre prepara la cena per sé e per il fratello.
-Questa!
Esclama Maxim dal salotto. Il volume è al massimo mentre il ragazzo lascia libere le note sempre più incalzanti di The mission. Il ritmo è un crescendo morbido e viscerale, lo si sente nello stomaco.
-Questa per la pattinata di Lisa è perfetta!
-Domani la porto in pista e vediamo cosa dice. Sai a cosa stavo pensando? Oltre al fatto che non capisco come si possa sprecare un talento come quello della nostra giovane amica; penso che dovresti venire anche tu domani. La dovresti conoscere questa Lisa per cui scegli le musiche. Vieni ad aiutarmi, magari in due riusciamo a recuperarla, potrebbe addirittura tornare alle gare se riuscisse a trovare la motivazione.
-Sì, e quale sarebbe lo stimolo irrefrenabile che dovrei trasmetterle?
Maxim si seduto al piano e iniziava a ripetere le note di The mission in una versione che sente più sua.
-Chi può saperlo… Alle 14.30 ti aspetto in pista e mi raccomando mettiti qualcosa di comodo e caldo. Fammi un favore ricordati di avere ventiquattro anni, non quarantadue!
Katia lo vede sempre eccessivamente serio, sorride mentre si allontana lasciandolo solo con il suo arrangiamento. Se seguire Lisa può farlo uscire un po’ più di casa ben venga quell’entusiasmo.
Continua...

giovedì 28 gennaio 2010

Il suono del ghiaccio (II parte)

I. Il panico dagli occhi

Lisa scende sempre in pista per prima perché nonostante siano dieci anni che pattina praticamente tutti i pomeriggi non vede l’ora di sentire il ghiaccio sotto alle lame. L’entusiasmo e la voglia di esserci non riescono a smorzarsi, nonostante gli orari a cui è costretta fra scuola e allenamenti, nonostante non abbia ambizioni particolari. Il rapporto col ghiaccio è solo suo.
Quel giorno vorrebbe rimanere sola, pensare unicamente a mantenere le posizioni e a correre nel gioco dei fili delle sue lame.
Aprire le braccia, volteggiare, tirare le punte, snodare le articolazioni. Non può, ha il pensiero dello spettacolo di fine anno che le martella il cervello.
Ricorda il saggio dell’anno prima con un senso di nausea e il sudore le appiccica i capelli mossi alla fronte.

Le luci del palazzetto erano tutte accese, la pista luccicava sotto i riflettori, il brusio della gente proveniva dagli spalti gremiti. Il suo programma era sulla musica The piano di Michael Nyman colonna sonora del film Lezioni di piano, perfetta per la sua pattinata leggera e per i suoi movimenti di braccia eleganti. Lei era sicura di quel programma, ma c’era qualcosa nell’aria oppure era in lei? Si sentiva le gambe anestetizzate, l’aveva anche detto all’allenatrice.
-E’ normale, quando sei sul ghiaccio passa tutto.
Così le aveva detto Katia, ma non era esattamente quello che era successo. Lisa ricorda poco chiaramente; il doppio Axel le era riuscito, le spirali perfette, bene la trottola bassa con cambio piede, poi il Lutz, doppio. Si ricorda con chiarezza quel momento, doveva aver chiuso gli occhi sentendosi sicura, ma l’equilibrio l’aveva tradita all’atterraggio. Il contatto del suo corpo sudato col ghiaccio era stato improvviso e violento, ma era stato il boato del pubblico che l’aveva fatta tremare. Traballante aveva cercato di rialzarsi ma un dolore lancinante al ginocchio destro l’aveva fatta ricadere. L’ultima cosa che le riappare lucidamente al ricordo è l’applauso del pubblico mentre la bloccavano dolorante sulla barella.

Katia l’allenatrice le si avvicina strofinandole le braccia con le mani guantate.
-Forza Lisa, facci vedere un po’ di carattere, su con lo spirito!
-Mmm
-Non troppa convinzione, mi raccomando! Vedrai, quest’anno andrà a meraviglia, abbiamo avuto tutto il tempo necessario per gli allenamenti. Il tuo programma è perfetto e penso riusciresti ad eseguirlo divinamente anche ad occhi chiusi!
-Fosse vero…
Continua...

mercoledì 27 gennaio 2010

Francesca Cani presenta...


Cosa significa @mare? Esistono tanti modi d’amare quante sono le forme che assume l’amore. E se ai sentimenti non c’è limite, allora, ciò di cui abbiamo tutti bisogno, è trovare il nostro personale, unico, irripetibile modo d’@mare.

Toscana 1943. Sofia Gorelli è una ragazza di diciassette anni che conduce un’esistenza tutto sommato ovattata e lontana dai pericoli della guerra. Per lei e per la sua famiglia tutto cambia in quattro giorni, Sofia incontra Francesco un giovane partigiano che ha perso tutti coloro che amava e che troverà in lei un motivo per continuare a lottare. L’incontro con i partigiani decreterà la fine dell’isolamento della famiglia Gorelli e la nascita di un amore che nemmeno guerra, fame, separazione e l’onda lunga e spietata della Storia potranno cancellare.

Ai nostri giorni è possibile un amore come il loro? Lisa pensa di no, teme di aver perduto la capacità di @mare, ma non è così.

Gaza 2002. Lisa Longhi è una giornalista di trent’anni, nella vita non le manca il successo, la possibilità di viaggiare ed il senso dell’avventura. Lisa ha ereditato dalla nonna Sofia, gli occhi azzurri, i capelli neri, la determinazione ed il carattere forte. A separarla dalla felicità è la difficoltà di credere nell’amore, anche quando ha il volto solare e rassicurante di Adam un fotografo irlandese che porta con sé il fascino di un paese fiabesco.

Questa storia racconta del tempo necessario per far crescere un sentimento inossidabile; a volte sono sufficienti quattro giorni, altre volte è necessario un atto di fede. Del tempo che scorre inesorabile evocato da un racconto che ha il potere di restituire le origini e di far rivivere l’epopea della famiglia Gorelli, fra atti eroici e lo scivolare tranquillo dei giorni nell’ottocentesca villa di famiglia. Possono le simmetrie del destino restituire il sorriso a Lisa? La chiave per la sua felicità sta nel racconto della nonna, lei ancora non lo sa, ma l’amore può essere eterno.
Basta crederci.
@mare
Un romanzo di Francesca Cani
ISBN: 9788896375006 Edizioni Tipografia Moderna Asiago
pagine: 231
Informazioni: http://www.francescacani.it/

Il suono del ghiaccio (racconto)

C’è un momento in pista che sembra perfetto. Si tratta di pochi minuti prima di un allenamento quando gli altri sono ancora negli spogliatoi persi in qualche chiacchiera o intenti a massaggiarsi un muscolo irrigidito dopo il riscaldamento. La macchina per lisciare il ghiaccio è appena passata e la superficie è così levigata che chi è più veloce ad allacciarsi i pattini e a scendere in pista traccia i primi segni quasi con rammarico tanto è forte la sensazione. In quei momenti non c’è ancora la musica, l’allenatrice col cd deve ancora arrivare, il silenzio sembra assoluto a chi non ascolta come Maxim.
Ed ecco la prima atleta ad entrare in pista, Maxim non l’ha mai vista, ma sa che tutti i giorni è sempre lei a far scattare il chiavistello del varco nella balaustra. Lei appoggia un piede e scivola, prende dimestichezza col ghiaccio, sfreccia a pochi metri da Maxim che sorride compiaciuto, il cuore gli batte forte nelle orecchie.
L’umidità che proviene dalla pista gli appanna gli occhiali scuri; sente il profumo inconfondibile del ghiaccio, è un ottimo odore, pensa, sa di pulito di neve e ammoniaca.
Maxim finalmente può ascoltare la sua musica preferita, quella delle lame sul ghiaccio. Suoni secchi e armonici, curve la cui profondità sui fili è sottolineata da fruscii diversi. Cambi di direzione che alzano una sottile polvere di ghiaccio e assomigliano al suono che fa la carta quando la si sfoglia freneticamente per trovare qualcosa in un libro.
Puntate come di picconi nella neve, tre e controre, trottole simili al bisbiglio di una girandola che vortica trascinata dal vento.
Metallo e stoffa leggera di lycra che si agita trascinata nella danza e gli ricorda le bandierine triangolari della festa del patrono quando frusciano sopra le strade nelle sere estive prima di un temporale. Pensa che ci sia solo un suono che lo coinvolge di più ed è quello dei salti, secco al momento dello stacco, turbinoso, trascinante in aria; asciutto scivolato all’atterraggio. Maxim ogni volta trattiene il fiato mentre la pattinatrice compie le rotazioni in aria.
Poi le voci, le risate, l’allenatrice che urla:
- Lisa! Fermati due secondi, stavamo discutendo di una cosa importante per lo spettacolo. Vieni, ci serve il tuo parere.
Poi attacca la musica e la perfezione di prima viene coperta.
Maxim esce dal palazzetto del ghiaccio e mormora fra sé.
- Grazie Lisa.

Continua...