mercoledì 7 luglio 2010

Mele sulla neve (seconda parte)

“Piove il silenzio tra noi, vorrei parlarti ma te ne vai.” La canzone è un crescendo di ululati armonici. Sorrido, penso a quando ero ragazzina ed ero qui seduta alla stessa tavola che era ricoperta dalla stessa tovaglia di tela cerata, di fronte alla stessa radio con questa cassetta che suonava e suonava all’infinito. Allora sbuffavo e sostituivo la musica con qualcosa di mio. Andava bene qualsiasi cosa, anche i Metallica, pur di manifestare il mio dissenso verso un’altra epoca.
«Puoi rimanere qui, mangiamo e poi mi racconti.»
Sobbalzo. Strabuzzo gli occhi e tossisco un pezzo di mela.
«Devo andare. Mi piacerebbe rimanere…» mi affretto ad aggiungere «però Marco mi aspetta…»
In realtà ad attendermi a casa ci sono un paio di questioni irrisolte, mio marito col muso lungo e qualche pratica che devo portare in ufficio domani mattina. Non conta, sono un po’ rigida e non tollero che i miei piani siano turbati.
«Ah i giovani…»
«Resterei volentieri, ma devo lavorare.»
La nonna non bada a quello che le ho appena detto, appoggia due piatti sul tavolo, prepara bicchieri e posate per due. Poi va ai fornelli e riaccende il fuoco sotto le pentole. Ha tanti tegami sul gas, più di quanti ne possieda io nel mio appartamento.
«Allora mentre aspetti preparo per te e per tuo marito. Così porti a casa la cena già pronta.»
Questa non è una cattiva idea… Guadagnerò tempo. Il tempo è il bene più prezioso che possieda, non c’è niente che mi attiri quanto l’idea di salvarlo. Mettere al sicuro qualche minuto di pausa garantita sta diventando l’obiettivo della mia vita, frenare il ritmo con cui tutto rotola via dai miei trent’anni e poter disporre del tempo a mio piacimento.
Guardo le spalle strette di mia nonna, seguo le sue mani lunghe e ossute, mi fermo un attimo a osservare le sue ciabatte consumate. È sempre la stessa. I miei occhi la percepiscono uguale da una vita, forse sono ingannati dal fatto che lei indossa sempre gli stessi abiti.
Il maglione azzurro con i bottoni a forma di perle bianche che ha addosso ora è lo stesso che portava per il mio compleanno dei dieci anni, quando i miei genitori mi regalarono una bici nuova. Un’idea sublime per una bambina che compiei gli anni in dicembre. Ho aspettato mesi per poterla sfoggiare. Temo che il mio rapporto con lo scorrere del tempo si sia incrinato proprio in quell’occasione.
I miei pensieri sono interrotti da un trillo acuto che trafigge il silenzio. Il campanello del citofono suona stridulo, mi sembra l’unico spiraglio tecnologico nel buio del medioevo in cui mi trovo.


Continua...

2 commenti:

  1. Non vedo l'ora di leggere la prox parte, sono troppo presa! La canzone di Winnie Pooh in sottofondo cantata da mio figlio mentre mi salta in testa sperimentando capriole, io che mi godo le tue storie come rapita da un mondo parallelo mentre fuori diluvia nell'estate polare...questo è il mio modo bizzarro e divertente di leggere!

    Ciao ciao

    Ilaria

    RispondiElimina
  2. I racconti sono come i petali di una margherita, un m'ama o non m'ama breve e intenso.
    Aggiungono spezie agli ingredienti della vita. A volte la pietanza è dolce, altre è amara, capita che sia anche assolutamente da buttare.
    Se però, anche una sola volta, qualcuno nel mondo assaggia e si emoziona io sono al settimo cielo!

    Baci

    RispondiElimina