mercoledì 27 gennaio 2010

Il suono del ghiaccio (racconto)

C’è un momento in pista che sembra perfetto. Si tratta di pochi minuti prima di un allenamento quando gli altri sono ancora negli spogliatoi persi in qualche chiacchiera o intenti a massaggiarsi un muscolo irrigidito dopo il riscaldamento. La macchina per lisciare il ghiaccio è appena passata e la superficie è così levigata che chi è più veloce ad allacciarsi i pattini e a scendere in pista traccia i primi segni quasi con rammarico tanto è forte la sensazione. In quei momenti non c’è ancora la musica, l’allenatrice col cd deve ancora arrivare, il silenzio sembra assoluto a chi non ascolta come Maxim.
Ed ecco la prima atleta ad entrare in pista, Maxim non l’ha mai vista, ma sa che tutti i giorni è sempre lei a far scattare il chiavistello del varco nella balaustra. Lei appoggia un piede e scivola, prende dimestichezza col ghiaccio, sfreccia a pochi metri da Maxim che sorride compiaciuto, il cuore gli batte forte nelle orecchie.
L’umidità che proviene dalla pista gli appanna gli occhiali scuri; sente il profumo inconfondibile del ghiaccio, è un ottimo odore, pensa, sa di pulito di neve e ammoniaca.
Maxim finalmente può ascoltare la sua musica preferita, quella delle lame sul ghiaccio. Suoni secchi e armonici, curve la cui profondità sui fili è sottolineata da fruscii diversi. Cambi di direzione che alzano una sottile polvere di ghiaccio e assomigliano al suono che fa la carta quando la si sfoglia freneticamente per trovare qualcosa in un libro.
Puntate come di picconi nella neve, tre e controre, trottole simili al bisbiglio di una girandola che vortica trascinata dal vento.
Metallo e stoffa leggera di lycra che si agita trascinata nella danza e gli ricorda le bandierine triangolari della festa del patrono quando frusciano sopra le strade nelle sere estive prima di un temporale. Pensa che ci sia solo un suono che lo coinvolge di più ed è quello dei salti, secco al momento dello stacco, turbinoso, trascinante in aria; asciutto scivolato all’atterraggio. Maxim ogni volta trattiene il fiato mentre la pattinatrice compie le rotazioni in aria.
Poi le voci, le risate, l’allenatrice che urla:
- Lisa! Fermati due secondi, stavamo discutendo di una cosa importante per lo spettacolo. Vieni, ci serve il tuo parere.
Poi attacca la musica e la perfezione di prima viene coperta.
Maxim esce dal palazzetto del ghiaccio e mormora fra sé.
- Grazie Lisa.

Continua...



2 commenti:

  1. ciao Francesca,
    benvenuta nella blogosfera!

    Leggerò volentieri i tuoi racconti.

    :-)

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  2. Grazie Daniela! Benvenuta, è un piacere averti qui!

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